Redazione

La Settimana Liturgica si è conclusa con un racconto multimediale sulla vita di quattro colossi della carità ambrosiana. Un omaggio alla diocesi che ha ospitato il convegno. Un’indicazione che invita a proseguire il cammino da Varese a Verona. Un modo per sottolineare che tra preghiera e azione, impegno spirituale e sociale, non vi è frattura

di Francesco Chiavarini

Giovedì sera, l’ultimo appuntamento della Settimana Liturgica, al Teatro Apollonio, èstato un lungo racconto multimediale sulla vita di quattro testimoni della fede: il grande intellettuale cattolico Giuseppe Lazzati, l’imprenditore missionario Marcello Candia, la fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica Armida Barelli, e la madre martire Gianna Beretta Molla, elevata agli onori degli altari da papa Giovanni Paolo II due anni fa.

Tre servi di Dio e una santa, tutti ambrosiani. Una scelta, evidentemente, non casuale, che risponde, da un lato, alla volontà di creare un ponte con il prossimo e fondamentale appuntamento della Chiesa italiana, l’assise di Verona; dall’altro, al desiderio di rendere omaggio alla diocesi che ha ospitato quest’anno il convegno liturgico.

«Abbiamo voluto obbedire al Papa che nel cammino verso Verona ci chiede di essere testimoni di Gesù Risorto», spiega il segretario del Centro di azione liturgica, monsignor Alfredo Di Stefano. «Inoltre, trovandoci a Varese, nella terra di Ambrogio, ci è sembrato che fosse garbato e cortese rispondere all’ospitalità della Chiesa locale soffermarci su queste quattro espressioni ambrosiane della fede».

La serata è stata dunque un ringraziamento ai padroni di casa, un saluto a Varese ed un arrivederci a Verona. Ma non solo. Il cuore del discorso – e non poteva essere altrimenti – sono state ancora una volta la preghiera e la liturgia.

Un aspetto che è emerso chiaramente dai testi scelti per inquadrare i personaggi. «Lazzati, Candia, la Barelli e Gianna Beretta Molla sono conosciuti e amati per il loro straordinario impegno nella società. Ma la grande energia con la quale affrontavano le prove del mondo derivava da un’intensa spiritualità. La quale traeva alimento dalla preghiera e dalla partecipazione eucaristica », chiosa Di Stefano.

L’ultimo evento varesino prima della messa in Duomo a Milano ha dunque come chiuso un cerchio. Ha voluto chiarire che tra vita contemplativa e vita attiva, tra dedizione spirituale e impegno sociale, tra preghiera e opere, non vi è frattura: i due momenti si fortificano a vicenda, il secondo non può esistere senza il primo e il primo trova un suo naturale compimento nel secondo. Come in un racconto ben costruito questo convegno liturgico ha quindi lasciato in ultimo una delle sue possibili chiavi interpretative, l’indizio rivelatore, l’elemento che getta luce a ritroso sul significato di ciò che lo ha preceduto. I convegnisti che hanno avuto la pazienza di giungere fino a qui e che giovedì sera hanno affollato la platea del Teatro Apollonio dopo quattro giorni di intense riflessioni, hanno potuto raccogliere l’ultima chicca, una perla preziosa, che potranno custodire e portare con loro a Verona.

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