Strumento nato per i videogiochi, crea un’aggregazione virtuale per una community, all’interno della quale offre diversi servizi: dalla chat testuale alle conversazioni vocali, dallo streaming all’ascolto della musica

di don Luca FOSSATI
Collaboratore Ufficio Comunicazioni Sociali

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Uno degli aspetti maggiormente sacrificati in questo ultimo anno è stata sicuramente la possibilità di ritrovarsi per una chiacchierata in cortile, per ascoltare insieme un po’ di musica o semplicemente condividere del tempo di svago con i propri amici. La distanza fisica ha spinto a cercare soluzioni tecnologiche che consentissero in qualche modo di rimediare alle limitazioni imposte dalla pandemia, simulando in remoto quanto era diventato impossibile vivere in presenza. Abbiamo dapprima assaltato i sistemi di teleconferenza, poi abbiamo abbracciato lo streaming, adesso qualcuno inizia a esplorare piattaforme che possano aggregare canali e linguaggi diversi in un unico “luogo” virtuale.

È il caso della sperimentazione intrapresa da alcune parrocchie dell’uso di Discord in ambito pastorale. Discord nasce come strumento per i videogiocatori, ma più in generale per tutte le communities online, proponendosi come luogo di aggregazione virtuale, la “casa online” della community. Materialmente si tratta di un servizio accessibile previa registrazione dal browser o tramite l’apposita applicazione disponibile per desktop, tablet e dispositivi mobili. Le diverse realtà, le communities o anche i singoli possono creare il proprio server su Discord al quale si potranno aggiungere altre persone tramite invito. Una volta all’interno del nostro spazio avremo la possibilità di creare diversi ambienti, sfruttando anche linguaggi differenti. Potremo per esempio avere alcuni canali di chat testuale, delle stanze per chiacchierate vocali, dei sotto canali di streaming o di ascolto di musica e tanto altro.

Essendo un servizio nato per i videogiocatori presenta una latenza (per intenderci il ritardo introdotto dall’elaborazione effettuata dalla piattaforma) molto contenuta e rende anche l’interazione in video più immediata. I partecipanti alla community non sono vincolati a partecipare tutti insieme in un unico ambiente, ma possono muoversi con libertà in questa casa virtuale a seconda di quanto interessa loro in quel momento. Possono magari decidere di ritrovarsi in un piccolo gruppo a fare una chiacchierata vocale, mentre in un’altra parte altri si trovano ad ascoltare della musica; alcuni potranno seguire un gioco in streaming, mentre altri compongono un disegno insieme o svolgono un brainstorming usando una lavagna condivisa.

In qualche modo è uno strumento che ripropone il cortile della parrocchia in forma digitale interconnettendo persone che possono anche essere distanti. Proprio questo aspetto ne ha fatto la casa virtuale delle communities online, ha reso infatti possibile un luogo di incontro multimediale a persone che, pur vivendo in posti differenti, condividono i medesimi interessi e passioni. Discord consente l’uso di strumenti di moderazione e l’assegnazione di ruoli ai membri dello staff, utili per la gestione dei gruppi più ampi o per creare dei sottogruppi di lavoro. Per un buon funzionamento è meglio assegnare, a beneficio di tutti, in modo chiaro una tematica a ogni diversa area che viene creata.

Qualche oratorio ha sperimentato l’uso di Discord in questo tempo di pandemia per mantenere un contatto anche oltre le attività istituzionalmente previste e per creare un contesto per gli incontri informali, anche online. L’utilizzo di questa piattaforma è gratuito, gli utenti con la loro partecipazione possono contribuire ad aumentare le potenzialità del server, oppure optare per acquistare dei miglioramenti in abbonamento, se dovessero servire delle funzionalità specifiche.

 

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