Il Coro Regina del Rosario animerà la Messa della seconda domenica d’Avvento in Cattedrale. Il maestro Luca Scaccabarozzi: «Nelle nostre comunità in genere manca l’educazione a cantare insieme. I primi requisiti sono lo spirito, la volontà e la passione»

di Luisa BOVE

Il Coro Regina del Rosario di Arcore
Il Coro Regina del Rosario di Arcore

Oggi, per la prima volta, il Coro Regina del Rosario di Arcore, diretto dal maestro Luca Scaccabarozzi, canterà nel Duomo di Milano per accompagnare la Messa della seconda domenica d’Avvento, presieduta alle 17.30 dall’Arcivescovo.
Il Maestro Scaccabarozzi, direttore di coro, pianista e cantante, vanta un ricco curriculum: tra l’altro nel 2009 ha fondato l’Ensemble vocale Mousiké, con un repertorio di polifonia rinascimentale e contemporanea che spazia tra diversi generi ed epoche; dirige il coro polifonico di Monza «Le Dissonanze» che esegue polifonie sacre e profane e nel 2012 è stato insignito del titolo «Coro di interesse nazionale».

Da quando è direttore del coro di Regina del Rosario?
Il coro è nato nel 1974 e io lo dirigo dal 2008. Fin dall’inizio abbiamo introdotto programmi per concerti soprattutto sulla musica barocca, ma anche con strumenti base. Poi abbiamo continuato ad accompagnare le celebrazioni principali della parrocchia di Arcore, utilizzando anche un ampio repertorio per i coristi e per una loro crescita musicale. In Duomo è la prima volta che ci esibiamo, invece in provincia abbiamo tenuto qualche concerto barocco. Qualche anno fa abbiamo anche partecipato a un concorso nazionale per cori liturgici che si teneva in Lombardia, arrivando secondi.

L’Arcivescovo ha dedicato una lettera agli animatori musicali in cui esprime grande riconoscenza a tutti coloro che si impegnano ad animare le celebrazioni liturgiche. Ma sottolinea la scarsa partecipazione al canto da parte dei fedeli durante la Messa. È un problema di repertorio? Di educazione al canto o cos’altro?
Anzitutto è una mancanza di educazione al cantare insieme, in particolare in Italia. Per esempio, andando in Germania vediamo che tutti partecipano perché si sentono comunità viva, per loro il canto è fondamentale per la preghiera e hanno un repertorio nazionale. Da noi, principalmente, manca un’educazione nelle scuole, si canta poco e, diventando grandi, si canta sempre meno. Inoltre il repertorio italiano, che per tanti è giustamente legato alla tradizione, non avvicina chi è fuori dal contesto liturgico e magari canta in tutt’altro stile.

Luca Scaccabarozzi

Luca Scaccabarozzi

Quindi?
È un problema educativo che però bisogna risolvere dall’infanzia. Agire cambiando molto il repertorio delle celebrazioni diventa difficile. Negli ultimi anni c’è stato un filone che ha coinvolto i giovani, ma con canti orientati al loro gusto più leggero e che ha stimolato tanti a partecipare alle Messe con i giovani e per i giovani. Questi canti sono più coinvolgenti da un punto di vista ritmico e per la fascia giovanile funzionano; il problema si pone per quella adulta, che fatica a entrare in relazione e si sente intimidita a cantare. Bisognerebbe stimolare gli adulti anche prima della celebrazione, invitandoli a non essere distanti. Poi è vero che si può partecipare, come si dice spesso, anche col silenzio, quando un coro canta bene: solo un canto o due eseguiti dal coro porta a una partecipazione molto attiva, perché c’è la commozione dell’ascolto e un invito alla riflessione grazie alla musica. Né tutto silenzio, né tutto canto, ma sempre una buona via di mezzo.

Al di là della voce, quali sono i requisiti per entrare in un coro?
La passione, la meraviglia e la curiosità. E poi avere una mente aperta, pronta a sperimentare, conoscere, appassionarsi. La voce è la base, ma non serve neanche subito, perché si coltiva e si educa anche dopo. Ci vogliono proprio lo spirito, la volontà e la passione. Insomma, occorre innamorarsi.

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