Nella giornata dedicata alla Commemorazione dei defunti, gesti e parole di speranza da parte dell'Arcivescovo nella Messa presieduta al Cimitero di Baggio. Alle 17.30 la celebrazione in Cattedrale (diretta tv e web)
di Annamaria
Braccini
Sono tanti i fedeli che nell’affollato cimitero di Baggio, riuniti nel suo ampio spazio centrale, si fermano, durante la visita alle sepolture dei loro cari, a partecipare all’Eucaristia presieduta dall’Arcivescovo, ascoltando da lui parole di bellezza, di gioia, di vita, più che di morte, proprio perché la morte è stata vinta per sempre dal Signore.
Giornata intensa, quella del 2 novembre, festa dei defunti, nella quale l’Arcivescovo ha visitato per una preghiera tutti i cimiteri della città, spiegandone il motivo proprio a Baggio, all’inizio della Messa concelebrata dai 6 sacerdoti del Decanato, tra cui il decano don Paolo Rota che porge il saluto di benvenuto.
«Sento una familiarità con tante persone che in questa città hanno vissuto e che ora riposano nei cimiteri milanesi, per questo li ho visitati tutti, ma quest’anno qui celebro l’Eucaristia e ne sono contento – dice infatti subito -. Anche io ho portato un fiore, come tutti voi avete fatto come un tributo di affetto per i morti qui custoditi, ma da questo fiore voglio prendere anche il messaggio che condivido con voi e che ho scritto: “Depongo un fiore tenace di inverno, omaggio per i morti, messaggio per i vivi: è bella la vita, grazie Signore. È vinta la morte, alleluia. Eterna è la gioia, gloria a te, Signore».
Da qui la riflessione «Depongo un ciclamino come ricordo di questa celebrazione, ma anche per ispirarsi, in questa giornata, a un fiore. Cosa dice, infatti, un fiore e, in specifico, un tenace fiore di inverno?».
Il primo messaggio è ovvio, «un fiore è bello, non è utile: quindi c’è bellezza nella vita, in questa vita anche se spesso essa è tribolata e segnata dalla preoccupazione e dalla morte dei propri cari. La sua bellezza è tenace e, forse, dovremmo insistere di più sul tema della bellezza della vita per non trasmettere l’impressione che non è desiderabile». Come, suggerisce l’Arcivescovo, «in questa città dove nascono così pochi bambini, in cui si fanno tante cose, ma dove quando si parla è per lamentarsi e pare che spiaccia essere vivi».
Invece noi cristiani dobbiamo dire, «benvenuti bambini, benvenuto futuro, verranno gli inverni, ma è bello essere vivi. La vita è bella, non per qualche momento di eccitazione estetica, di piacere o di divertimento, ma perché è un dono di Dio e viene da quell’amore che ci ha salvato. Gesù è morto per darci la vita, il che significa che siamo preziosi per Dio, un segno della bellezza per tutto quello che di giusto e di nobile, di utile possiamo fare. E lo diciamo qui in un cimitero, là dove la vita sembra che riveli il suo limite, la sua precarietà, ed è così» ammette l’Arcivescovo che tuttavia subito sottolinea: «Questo dolore, questa insidia, non basta per dire che la vita non è desiderabile. Dobbiamo dire grazie al Signore per la vita donata che ci rende figli e figlie di Dio».
Poi, il messaggio che è vinta la morte. «Questo abbiamo da dire, questa è la verità esistenziale per noi cristiani anche se strana per la mentalità di oggi, così improbabile per i pensieri del nostro tempo. Noi siamo il popolo dell’alleluia, al contrario la mentalità contemporanea sembra ritenere che meriti un grande apprezzamento una sapienza che indica la rassegnazione, il “sappi che devi morire”. Invece, la Sapienza cristiana dice “vivi perché la morte certamente è una tragedia, ma è stata vinta e chi vi passa non va a finire nel nulla, ma va a Dio. Il Signore non vuole perderci, perciò se noi incontriamo Gesù, se viviamo con lui, coltiviamo questa speranza di vita eterna». Infine, Eterna è la gioia. «Questo è il terzo messaggio, del fiore che resiste all’inverno, che regala bellezza, che rinasce alla sua stagione. È il messaggio ci spinge ad andare nel cuore del mistero della vita».
A conclusione, ancora un ringraziamento per i presenti e per le autorità civili come l’assessora ai Servizi civici e generali del Comune, Gaia Romani, in rappresentanza del sindaco Sala, e la sosta alla tomba di don Luigi Moretti – parroco storico di Baggio, fondatore da una baracca della parrocchia di Sant’Anselmo -, dove l’Arcivescovo depone la pianta di ciclamino.