Alcuni partecipanti all'incontro in Duomo con i Vescovi lombardi esprimono le loro aspettative e i loro auspici: «Dalla discussione sui temi proposti, cogliere l’origine profonda di un certo modo di viverli»
di Letizia
Gualdoni
«I Vescovi, e con loro le Chiese di Lombardia, cercano i giovani per un fatto molto semplice: senza la ricerca dell’altro non si è pastori – rileva don Stefano Guidi, coordinatore di Odielle (Oratori Diocesi Lombarde) -. La Chiesa è come un vaso di creta, di cui il tesoro è Cristo: non può né trattenere, né difendere. Può solo offrire il dono a sua volta ricevuto». Ascoltare i giovani, allora, permette alla Chiesa di ritrovare quella giovinezza che non è solo un’età della vita, ma una dimensione del cuore, quella dell’apertura alla vita, alla ricerca, al desiderio di amare e di essere amati.
Sono ancora forti le risonanze dell’esortazione apostolica post-sinodale di papa Francesco Christus vivit. La pandemia ha un po’ rallentato la ricezione di questo documento decisivo, che attende ora di essere veramente assunto e vissuto. L’incontro in programma sabato 6 novembre nel Duomo di Milano sarà l’inizio di un cammino insieme, tra giovani e Vescovi, per un rinnovamento della Pastorale giovanile lombarda, in prospettiva della Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona del 2023. «Un dialogo sinodale che porta frutto» rappresenta il desiderio dei Vescovi delle Diocesi lombarde, che ne hanno affidato la realizzazione a Odielle.
L’evento si svilupperà dalle 9.30 alle 12.45, a partire dall’introduzione dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, e attraverso i cinque “sentieri” che guideranno il confronto: vocazione e lavoro; affetti, vita e dono di sé; riti; ecologia; intercultura. Dalle 14.30 alle 17, nel Salone Pio XII di via Sant’Antonio 5, vi sarà una restituzione sintetica delle cinque tematiche, seguita dalle conclusioni del Vescovo delegato per la Pastorale giovanile della Cel, monsignor Maurizio Gervasoni, e un finale sorridente con l’attore Giacomo Poretti.
«Dall’incontro con i Vescovi, ciò che desidero è che, discutendo dei temi proposti, si possa cogliere quale sia l’origine profonda di un certo modo di viverli – spiega Matteo Camponovo, neolaureato in Fisica, educatore in oratorio, uno dei giovani coinvolti per la Diocesi di Milano -. Nei dialoghi con alcuni amici, sulla tematica dei “riti”, abbiamo considerato che la festa, tra i riti, per noi giovani è particolarmente ricercata, allo scopo di far dimenticare le fatiche e i problemi della vita, una sorta di analgesico. Credo che l’unico modo con cui la Chiesa possa rendere protagonisti i giovani è un cammino che li renda persone nuove, impegnate con una gratuità e una positività di sguardo, anche davanti alle circostanze più difficili».
Per Chiara Mariani, laureata da pochi giorni in Medicina e Chirurgia e attiva nel volontariato, il dialogo attorno al tema «lavoro e vocazione», «in un momento di cambiamento dall’università al mondo del lavoro, può essere uno strumento in più per crescere, mettersi in discussione e maturare una nuova consapevolezza».
Assegnato al tavolo «affetti, vita e dono di sé», Giacomo Grassi, insegnante in un liceo scientifico e in un istituto tecnico, desidera portare in primis «le domande profonde che accompagnano la vita affettiva di qualunque giovane, dai miei alunni fino ai miei amici, e la mia esperienza personale. Cos’è l’amore? Come si riconosce un amore vero? Cosa vuol dire che Dio chiama attraverso l’amore di un uomo/di una donna? Cosa vuol dire donarsi all’altro per sempre?».
Il coinvolgimento dei giovani nella vita della Chiesa rappresenterà la grazia di un nuovo inizio.