Dedicata all'Immacolata la Messa internazionale nella Basilica San Pio X di Lourdes, presieduta da monsignor Delpini, che in mattinata si è recato alle Piscine e ha incontrato i pellegrini e i volontari del Cvs e dello Smom
di Annamaria
BRACCINI
Circondati dalle grandi immagini di Santi e Beati di ogni tempo, tra cui tanti italiani, l’appuntamento tradizionale della Messa internazionale nella Basilica sotterranea di San Pio X a Lourdes – anche se, naturalmente, vissuto con ogni precauzione dovuta alla pandemia – è e rimane un momento di comunione che attraversa i confini, le provenienze, le tradizioni delle singole devozioni popolari, per farsi coralità pura nelle Letture pronunciate in diverse lingue, così come nella preghiera dei fedeli che invoca la pace universale con il nome di Maria sua regina.
Maria a cui è dedicata l’intera omelia dell’Arcivescovo, che presiede il Rito, concelebrato da sei Vescovi e una sessantina di sacerdoti: «Immacolata è la parola che dice qualcosa del mistero di Maria che non ha conosciuto macchia del peccato originale. Immacolata, cioè libera dalla necessità e dalla preoccupazione di farsi valere e lodare perché a Maria basta che l’Onnipotente abbia rivolto lo sguardo sulla sua umile serva».
Libera, perciò umile, «libera dall’intendere l’amore come desiderio che spinge a possedere la persona amata, facendo consistere nel possesso la sua sicurezza», scandisce l’Arcivescovo in riferimento al Vangelo appena proclamato dell’Annunciazione. E prosegue: «Tu Maria, libera cioè povera, umile e casta insegna a tutti i figli di Dio quali contenuti può rivelare questa partecipazione alla grazia, per essere anche noi umili, casti e poveri, percorrendo cammini di libertà».
Un invito che era già risuonato nella benedizione e nel breve saluto rivolto ai tanti pellegrini riuniti di primo mattino presso le Piscine: «L’invito di venire alla sorgente ci dice che l’atteggiamento per vivere questi gesti è l’umiltà. Non abbiamo bisogno di essere riconosciuti come devoti. Il nostro peccato non è una difficoltà per il perdono, ma lo è la superbia. Il segno dell’acqua è il segno che Dio ci dona per essere santi e immacolati nella carità», sottolinea l’Arcivescovo che compie anche lui il gesto detto “dell’acqua”, articolato nel lavaggio delle mani, nell’aspersione del volto e nel bere l’acqua, secondo la scansione che la “Signora” indicò a Bernadette – per questo derisa, come ricorda l’Arcivescovo – durante la nona apparizione avvenuta il 25 gennaio 1858. Un gesto che ora – non essendovi più l’immersione nelle vasche – si può compiere insieme, uomini e donne, famiglie con i figli, promuovendo tanta «serenità e fraternità», come viene detto. Forse, uno dei lasciti positivi della pandemia positivi.
E, a conclusione della mattina, la visita presso Christ Roi, la visita ai pellegrini e ai volontari del Cvs, Centro Volontari Sofferenza: «Forse, come in una riabilitazione, dobbiamo considerare questo pellegrinaggio, un po’ speciale e che può sembrare in tono minore per i meno malati presenti, come una ricchezza. Vi incoraggio nello stile di non aspettarsi i grandi numeri, ma le grandi grazie, come occasione di maggiore spiritualità».
Infine, il saluto e la benedizione a pellegrini, volontari e vertici della delegazione di Lombardia SMOM, Sovrano Militare Ordine di Malta, dove l’Arcivescovo nota: «Ho un debito di gratitudine con voi. Voi rappresentate efficienza, sollecitudine, capacità organizzativa. Avere un po’ di tempo e calma, è prezioso perché un pellegrinaggio non sia solo un servizio agli altri, ma anche a voi stessi come esperienza spirituale. Voglio ringraziarvi e incoraggiarvi: so che posso contare su di voi».