Il parroco di Premana don Mauro Ghislanzoni si stringe ai familiari del giovane prete perito in montagna. Nella sua comunità venerdì mattina l’Arcivescovo presiederà i funerali, preceduti da quelli celebrati giovedì mattina a Milano

di Luisa BOVE

DON GRAZIANO GIANOLA H
Don Graziano Gianola

«Ricordo l’entusiasmo e lo stile nella predicazione», dice don Mauro Ghislanzoni, parroco di Premana, località di cui era originario don Graziano Girola, morto lunedì 12 luglio in una sciagura sulle montagne del Trentino. «Era molto brioso – continua -. Ma mi ha sempre colpito anche l’attenzione premurosa, e allo stesso tempo discreta, che aveva nelle varie situazioni. Così come la sua grande capacità di ascolto e la gioia di appartenere a una famiglia numerosa. Sono 9 fratelli, molto uniti: il papà è morto dieci anni fa, mentre mamma Marcellina vive con due figlie. È rimasta una delle poche famiglie numerose di Premana».

Quando ha conosciuto don Graziano?
Poco prima che diventasse prete. Io sono arrivato a Premana nel 2002 e Graziano ha celebrato la prima Messa nel 2004. Era un tipo solare, sportivo. Prima di entrare in Seminario ha lavorato in un’officina di Premana nel settore delle forbici, tipico del territorio; era nel coro Nives di voci maschili; frequentava la società sportiva, faceva corse in montagna. Era un bel tipo… Come dicevo all’inizio, questo entusiasmo nella predicazione lo ha sintetizzato anche nel suo libro, Guariti da Gesù, pubblicato dall’editrice Ancora, che contiene meditazioni sul Vangelo di Marco. Purtroppo però ci ha lasciato.

Lei in questi giorni ha visitato la famiglia…
Sì, sono stato ieri e questa mattina. Il paese è piccolo e offre la possibilità di stringere quelle relazioni che vanno oltre l’aspetto formale, quindi in questi momenti si condivide il dolore e nello stesso tempo – senza esasperare con le parole – si cerca di condividere la speranza. I fratelli sono saliti a Trento, qualcuno già ieri sera, altri oggi e poi saliranno anche domani.

E per i funerali la comunità si stringerà attorno ai familiari…
Certo. Essendo una piccola comunità e con un tessuto sociale a maglie molto strette, in queste situazioni nel clima del paese si avverte che è successo qualcosa di grave. E si partecipa. Come comunità stavamo uscendo da un periodo brutto perché i medici avevano diagnosticato la leucemia a un bambino di un anno e mezzo: ora sta migliorando, anche se il percorso è lungo, e la comunità si stava risollevando. Poi ci è arrivata questa notizia…

Un’ultima parola di ricordo…
Il fratello Giovanni mi ha detto che, quando don Graziano recitava la preghiera di suffragio, invece di dire «L’eterno riposo dona a lui o Signore», pronunciava «L’eterna gioia dona a lui o Signore»…

 

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