Al centro della nuova puntata del programma, con Rai Vaticano alle 24.25 su Rai 1. Si parla anche della storia di Rosario Livatino

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«Basta guerre, basta corruzione. Attendiamo parole forti di speranza da Papa Francesco. L’Iraq deve tornare a vivere». Alla vigilia del viaggio apostolico di papa Francesco in Iraq, dal 5 all’8 marzo, il primo dall’inizio della pandemia, parla il Patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Louis Raphael Sako, intervistato da Rai Vaticano per il programma “Viaggio nella Chiesa di Francesco” di Massimo Milone e Nicola Vicenti, in onda su Rai 1 domenica 28 febbraio alle ore 24.25, in replica su Rai Storia domenica 7 marzo alle 12.30 e, per l’estero, sui canali di Rai Italia.

Da oltre quarant’anni l’Iraq non conosce pace. Oggi ritorno del terrorismo, tensioni sociali e la pandemia acuiscono la crisi di un Paese che chiede solidarietà internazionale come spiega la vaticanista di Avvenire Stefania Falasca: «Il Papa va in Iraq dove si può applicare la fraternità come metodo anche per le relazioni internazionali, per superare le crisi, per superare gli ostacoli di un mondo che altrimenti è volto ad implodere». Il Papa avrà incontri con i Cristiani iracheni a Baghdad, incontrerà a Najaf il Grande Ayatollah Al Sistani, nella piana di Ur parteciperà a un incontro interreligioso e infine, si sposterà a nord nel Kurdistan iracheno.

Nella puntata riflettori sull’esodo dalla Siria di oltre 3 milioni di profughi espatriati in Turchia con la storia di Anas Al Mustafa che ha creato un’associazione no-profit per aiutare i rifugiati. Ma «teme continuamente – come spiega l’avvocato Chiara Modica Donà Delle Rose, che ha fondato la Politeama International Low Firm, una rete di avvocati esperti in materia di diritto internazionale – per la propria vita, Anas chiede lo status “di profugo politico o religioso”».

Ancora, l’intervista al professor Stefano Zamagni, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che nel contesto dell’Enciclica Fratelli Tutti, con riferimento ad alcuni ambiti tematici, sceglie la parola fraternità come «parola chiave, unico elemento che permette di riconnettere ciò che è stato sconnesso il rapporto tra uomo e Dio, tra persona e Creato, i rapporti indissolubili che devono sussistere tra essere umano e essere umano e che un individualismo libertario ha reciso producendo infelicità».

Perché Rosario Livatino, il giovane magistrato ucciso dalla mafia nel 1990, sarà beatificato? «Il fatto importante è che sia stato riconosciuto il martirio in odio alla fede – afferma il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi – viene ucciso per amore di Cristo non soltanto chi viene messo a morte a motivo della sua Fede ma anche per la pratica della giustizia adempiuta per amore di Cristo ed è il caso del giudice Rosario Livatino». Mentre per Federico Cafiero De Raho, Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che al momento del suo ingresso in magistratura aveva conosciuto il giudice assassinato: «Livatino era in quel periodo al tribunale di Agrigento e si occupava di misure di prevenzione. Attraverso le misure di prevenzione è possibile sottrarre i patrimoni ai mafiosi e Livatino giovane magistrato, era stato capace di applicare in pieno la normativa nei confronti di quei mafiosi, che erano abituati a condizionare per lo più l’ambiente in cui si trovavano».

La Chiesa al tempo dei social tra sfide e opportunità. Tutto ruota intorno ai concetti di “autorità e credibilità”, come sottolinea mons. Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontifica Accademia delle Scienze e esperto di media e comunicazione.

Infine, sulla Via Francigena, nelle campagne romane, l’antico Santuario del Sorbo. Un affresco della fine del ‘400, da poco restaurato, lega la sua storia alla Cappella Sistina. Bellezza, mistero e salvezza traspaiono dall’affresco della Madonna del Sorbo ritrovata.

 

 

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