Mentre a Hollywood il cinema italiano tornava a vincere il Premio Oscar, a Pompei si verificava un altro crollo nell’area archeologica… Perché non riusciamo a tutelare la nostra stessa “bellezza”?

Pompei crollo

“Magnificenza” e “sfacelo”. Sono i due termini usati da Göethe per descrivere, durante il suo viaggio nella Penisola, le due anime dell’Italia. O meglio i due modi, drammaticamente in contrasto tra di loro, in cui l’Italica stirpe declina – da sempre – il termine “bellezza”. Dando luogo ad una convivenza davvero atipica, in cui purtroppo ci riveliamo maestri.

Nelle stesse ore in cui, ad Hollywood, la “magnificenza” trionfava, con la statuetta dell’Oscar ritornata a casa nostra dopo 15 anni – e proprio grazie ad un film dal titolo evocativo, “La grande bellezza” – a Pompei si assisteva a un ennesimo, doppio crollo. Proprio nel Tempio di Venere, dea della bellezza, il cui muro ha ceduto insieme a quello di una tomba della necropoli di Porta Nocera.

Magnificenza o sfacelo. Un bivio a cui ci troviamo di fronte e possiamo reagire con “orgoglio italiano”, per usare l’espressione lanciata via Twitter dal neopresidente del Consiglio salutando la vittoria oltreoceano del film di Sorrentino.

Magnificenza o sfacelo. Non ci si può rassegnare al predominio di quest’ultimo. Anche se rischiamo di assuefarci alle notizie dei crolli nell’area vesuviana – basta la pioggia a dilatare a dismisura i danni di un’incuria elevata ormai a sistema – bisogna reagire.

Il neoministro della Cultura ha convocato l’ennesimo tavolo per l’emergenza. Intanto, tutti gli accessi alla necropoli sono stati chiusi, rassicura la Sovrintendenza speciale di Pompei, fino al completamento delle verifiche del caso e al rispristino del muretto. La bellezza è la nostra ricchezza più grande. Un tesoro che il mondo ci invidia e che tenta di copiare in formato digitale, come dimostra il successo planetario del film su “Pompei” e dell’omonima mostra che ha garantito al British Museum di Londra il maggior incasso di sempre.

Magnificenza o sfacelo? Per optare per la prima, occorre davvero il coraggio di ripartire dalla cultura. Il nuovo governo ha già dichiarato di volerlo fare. Ce la faremo a conservare “la grande bellezza?”. L’ardua sentenza, speriamo, non ai posteri…

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