Non solo un documentario e ben di più che un video musicale. L'opera sul grande compositore tedesco, realizzata da Francesco Leprino, verrà presentata a Milano nei prossimi giorni in diversi appuntamenti
Nell’Arte della Fuga, sua opera incompiuta considerata fra i più alti vertici della composizione musicale, Johann Sebastian Bach non indicò gli strumenti con i quali voleva fosse eseguita. Ciononostante organisti e clavicembalisti riconoscono benissimo che è stata pensata per strumenti a tastiera. Tuttavia, poiché a quel tempo questo genere di composizioni non avevano un vigore autonomo tale da limitarne la trasposizione su altri strumenti (come sarà invece, ad esempio, con il più classico repertorio pianistico romantico), anche questo “manifesto” della tecnica contrappuntistica si presta ad essere suonato da un’ampia gamma di strumenti, solisti o in varie formazioni; prassi, del resto, comune all’epoca.
Riportata al nostro XXI secolo, la versatilità di quest’opera del Genio tedesco ha offerto al regista Francesco Leprino lo spunto per ideare, sceneggiare e dirigere un’operazione culturale di rilievo che trova nella forza del cinema, principale mezzo di espressione artistica dell’era moderna, l’elemento di sintesi fra suono, immagine e molto altro.
Il risultato è quindi un film: Sul nome B.A.C.H. Contrappunti con l’Arte della fuga (Italia Germania, 2008/2011 – 115’) che non è solo un film, un documentario o una raccolta di video musicali. E’ invece, nella definizione che ce ne ha data il regista: «L’Arte della Fuga espansa a vari livelli: per raccontare la vita di Bach, seguirne le tracce nei luoghi che ha segnato con la sua presenza (da Eisenach dove è nato, a Lubecca dove si è recato a piedi, per 400 chilometri, per andare ad ascoltare Dietrich Buxtehude, riconosciuto come massimo musicista del temp…) e verificare cosa ne rimane oggi». Per ricostruire, ha continuato Leprino: «La dimensione artistica ed esistenziale dei suoi ultimi 10 anni di vita».
Il film è suddiviso in 20 “capitoli” ciascuno dei quali corrisponde ad un momento della vita di Bach o ad una persona che vi è entrata in maniera significativa: la moglie (la giovane soprano Anna Magdalena), i figli, il primo biografo. Testimoni “di ieri” ai quali è riservata la sezione più “cinematografica”: nella quale Bach è impersonato dal poeta milanese Sandro Boccardi, per decenni animatore della rassegna Musica e Poesia a San Maurizio che ha lanciato molti attuali “astri” della musica antica internazionale.
I testimoni “di oggi” sono invece filosofi, matematici, sociologi ed esponenti dei più vari ambiti dell’esperienza umana che, in una serie di interviste, rielaborano gli sviluppi che scaturiscono da questa poliedrica “costruzione” dell’ingegno umano e tentano di descriverla esplorandone tutte le sfaccettature.
Ma alla base del lavoro di Leprino c’è ovviamente la musica: l’Arte della Fuga vi è infatti completamente eseguita in sue rielaborazioni per vari strumenti ed organici curate, con altri, dal compositore Ruggero Laganà. Anche virtuoso clavicembalista, Laganà contesta l’opinione diffusa che l’Arte della Fuga sia una sorta di monumento alla «musica pura e disincarnata». E’ «musica da suonare!», sostiene deciso. «E’, piacevole, gradevole, interessante, carica di “affetti”, ora drammatica, ora ironica, ricca di cambiamenti di clima, di cromatismi… semplicemente bella!». Nel suo lavoro di rielaborazione il maestro non si è limitato ad una pedissequa riproposizione ma si è “divertito” a scombinare le voci (se 2 nell’originale diventano un quartetto, se 4 un ensemble di 6 strumenti e così via…) ad affidarle a strumenti antichi (armonica a bicchieri, clavicordo…) o moderni (pianoforte, celesta…) ottenendo un risultato che merita l’interesse del pubblico.
In definitiva questo film è un lavoro complesso, che vede Milano ben presente sia per i luoghi delle registrazioni musicali, all’Auditorium di Milano su strumenti moderni e San Maurizio su quelli antichi, sia per molti suoi protagonisti oltre a quelli già citati; ma che vanta anche partecipazioni di fama internazionale come le voci narranti Bruno Ganz e Sonia Bergamasco, il musicista “bachiano” Ton Koopman, il pianista jazz Stefano Bollani. A lui, come per chiudere il percorso ritornando alle sue origini e come omaggio al Bach improvvisatore, è affidata l’improvvisazione conclusiva sul tema del Contrapunctus I che apre l’Arte della Fuga.
Una spiegazione dell’acronimo puntato nel titolo è infine dovuta ai non musicisti. Le lettere B.A.C.H. nella nomenclatura musicale tedesca corrispondono rispettivamente alle note: si bemolle, la, do e si naturale. La loro successione costituisce il tema del terzo soggetto del Contrapunctus XIV che, incompiuto, conclude l’Arte della Fuga.
Ora non resta che il giudizio del pubblico al quale Milano offre nelle prossime due settimane numerose opportunità di visione gratuita del film in spazi molteplici e diversificati (due sale da concerto, il Conservatorio, una chiesa, un teatro, un museo, un’associazione, una libreria, un cinema) e con presentazioni sempre originali ed interessanti: da quella del sacerdote musicista don Luigi Garbini in San Maurizio al concerto introduttivo all’auditorium San Fedele. Il film è distribuito in un doppio dvd (info: 02 66823274 gransole@gransole.net)