Al Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Milano
una raccolta di oggetti liturgici legati all'antichissima tradizione cristiana del Corno d'Africa.
di Luca FRIGERIO
La perduta arca dell’Alleanza? Indiana Jones, il celebre archeologo avventuriero portato al cinema da Steven Spielberg, oggi dovrebbe forse cercarla in Etiopia. Da tempo, infatti, si narra della presenza del biblico manufatto proprio in uno degli inaccessibili santuari del Corno d’Africa: notizia che è stata sorprendentemente ribadita nei mesi scorsi dalla voce autorevole del patriarca ortodosso Abuna Pauolos, durante una sua visita in Vaticano. E tanto è bastato, almeno ai cultori della materia, per riandare con la fantasia alle favolose descrizioni medievali del regno del prete Gianni o alla millenaria leggenda della regina di Saba…
Arca o non arca, infatti, quella etiopica è una terra di antichissima cristianità, legata a tradizioni che risalgono direttamente all’età apostolica, strenuamente difese nei secoli da qualsiasi ingerenza esterna, nella consapevolezza di una fiera identità. Una storia affascinante e complessa, anche al di là dei tanti miti, ma che proprio di questi miti pare costantemente alimentarsi. Come racconta anche la raffinata mostra che verrà inaugurata martedì prossimo 13 marzo presso il Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Milano, dove saranno esposti alcuni straordinari oggetti appartenenti proprio alla cultura, all’arte e alla fede dell’Etiopia, di ieri come di oggi.
Si tratta di paramenti liturgici, di oggetti rituali, di immagini sacre: reperti raccolti dai missionari cappuccini durante la loro presenza sugli altopiani di questa parte dell’Africa. Una missione che data dal 1911: un secolo esatto, cioè, che l’istituzione francescana milanese vuole ricordare e celebrare proprio attraverso questa iniziativa culturale. Ma nucleo centrale della rassegna sono le celebri croci, forse il tratto più caratteristico del cristianesimo etiopico. Croci di varie tipologie e dimensioni, realizzate in materiali diversi, destinate alla privata devozione o impiegate in grandi processioni pubbliche. Ma sempre affascinanti, sempre bellissime, per quel loro senso di profonda sacralità che riesce a fondersi così armoniosamente con un’eleganza formale che sembra essere davvero senza tempo…
Alcune fra queste croci, infatti, appaiono essenziali, stilizzate, filiformi perfino. Altre invece risultano essere particolarmente elaborate, maestose nella loro fisionomia, solenni nella loro ostensione. Quasi nessuna di queste croci, tuttavia, presenta la figura di Gesù, come in una sorta di mistico pudore, dove il Salvatore è evocato più che rappresentato. Molte croci etiopiche, invece, mostrano un particolare rigonfiamento verso la base, come una sorta di tabernacolo, o, meglio, di piccolo sepolcro. Si tratta infatti della tomba di Adamo, il cui cranio ritorna così di frequente anche nell’arte medievale europea ai piedi del crocifisso, bagnato, e quindi redento, dallo stesso sangue di Cristo. Il nuovo e ultimo Adamo, nell’illuminante definizione paolina, che risolleva, attirandola a sé, l’intera umanità contaminata dal peccato originale…
Altre croci ancora, invece, mostrano come dei rami, come dei tralci, in un’esuberanza di forme e di decorazioni. È la croce che da patibolo si trasforma nell’albero della vita, che tutto rinnova, che tutto nutre, nel nuovo Eden della terra nuova e dei tempi nuovi. Anche questa idea, a ben considerare, è presente nella tradizione iconografica occidentale. E tuttavia diversa, insolita, potentissima è la modalità con cui il cristianesimo etiopico affronta questa “fioritura” della croce, in una sintesi mirabile fra il mondo divino, il mondo umano e il mondo della natura.
Un’arte davvero sacra che continua a meravigliare. Oggi, come al tempo del fantasmagorico prete Gianni.
La mostra Croci etiopiche delle missioni cappuccine resterà aperta fino al prossimo 1° lugliopresso il Museo dei Beni Culturali Cappuccini a Milano (via Antonio Kramer, 5): martedì, mercoledì e venerdì 15-18.30; giovedì, sabato e domenica 10-18.
Incontridi approfondimento sono previsti il 27 marzo («Storia di una Chiesa delle origini») e il 17 aprile («I frati Cappuccini in Eritrea»).
L’ingresso, come sempre, è gratuito, ma è possibile effettuare un’offerta libera a sostegno delle iniziative culturali e caritative dei frati Cappuccini.
Info, tel. 02.77122321 – www.museodeicappuccini.it