Parole come benedizione, quelle rivoltedall’alloraArcivescovodi Milanoalla comunitàdelle Sorellebenedettine,ora raccoltein volume.
di Giuseppe GRAMPA
Direttore de "Il Segno"
Dobbiamo esser grati alle Sorelle del Monastero di Viboldone e all’Abbadessa Maria Ignazia Angelini, per aver raccolto le Parole che il cardinale Martini ha rivolto alla loro comunità nel corso del suo episcopato. Per due ragioni.
La prima ci fa scoprire il legame di intensa amicizia tra l’Arcivescovo e questa Comunità. È Lui stesso a rivelare questo legame: «Entrando oggi in questa chiesa mi sono ricordato che è la Chiesa nella quale solevo venire a pregare nei primi mesi del mio servizio episcopale: abbandonavo tutto e venivo qui, in silenzio, in solitudine…» (p.143). E l’Abbadessa conferma: «Dai primi giorni, in cui veniva puntualmente a rallegrarci con la sua presenza, in silenzio e preghiera e compariva furtivamente alla nostra preghiera vespertina…» (p. 145).
Diverse decine le visite a Viboldone ma, precisa il Cardinale: «A tutte queste visite che ho fatto c’è da aggiungere tutte le volte che vi ho benedetto dall’aereo arrivando qui: stando sulla sinistra dell’aereo vedo il campanile e invio la benedizione su di voi dall’alto» (p. 148).
Affiora in queste pagine l’amicizia profonda del Cardinale per queste Sorelle, l’affettuosa premura per i problemi materiali della comunità, ma anche la consapevolezza di un legame decisivo del Monastero con la Chiesa locale e il suo Vescovo. Ecco la seconda ragione di questo volumetto: «Questo monastero è parte della vita, della storia di questa chiesa ambrosiana. (Queste sorelle) rappresentano la tenerezza, l’adorazione, l’attenzione amorosa verso il Signore Gesù, la sua misericordia verso tutti gli uomini» (p.65). E il Vescovo, per primo, confessa d’aver goduto la calma, il silenzio e la preghiera di questa comunità: «Siete rimaste sempre nel mio cuore come compagnia di preghiera, come persone che accompagnano nella preghiera e nella lode il cammino del vescovo e della diocesi» (p.87).
Una preziosa sintonia legava Martini a questa comunità: l’amore per la parola di Dio: «Voi, collaboratrici del ministero del vescovo nel dedicarsi alla preghiera, all’ascolto della Parola e al ministero della Parola» (p.115). Ma anche la nostra società che vive attorno al Monastero può ricevere sostegno da questa comunità alle porte della città, ma in realtà situata nel suo cuore: in una società segnata da fratture, divisioni, incomprensioni «il segno della comunità religiosa deve essere segno che la comunità è possibile, che il perdono è possibile, che la ricostituzione dell’unità è possibile» (p.77).
Questo volumetto che raccoglie parole del Vescovo per una comunità monastica è lettura istruttiva per tutti noi che non abbiamo dimenticato il nostro arcivescovo Martini: ci aiuta a conoscerlo meglio nella sua capacità di amicizia e forse ci porterà a Viboldone a cercare quel silenzio, quella solitudine che ha aiutato Martini ad attraversare ventidue anni di episcopato senza esserne schiacciato.