Sono quelli oggi donati alle raccolte della Diocesi di Milano ed esposti nelle sale dei Chiostri di Sant'Eustorgio: 105 opere dal XV al XX secolo, dal Guercino a Bernini, da Pissarro a Van Gogh, fino ai maestri del Novecento.

di Luca FRIGERIO

Sozzani Museo Diocesano

È una bellezza esigente, quella del disegno. La matita lieve e affilata, il carboncino con le sue tracce polverose, la sanguigna come una ferita scarlatta sul candore della carta… Poche certezze, molti dubbi. Che sono comunque quelli entusiasmanti dell’atto creativo, del progetto in nuce, del capolavoro in fieri. Quando ancora tutto può cambiare, trasformarsi, mutare. Alla ricerca di un volto in uno sguardo, di una figura in un gesto, di un paesaggio, anche dell’anima, in un dettaglio. Perché c’è davvero tutto il genio di un maestro, nei suoi disegni.

Sarà forse questa leggerezza che ha sempre affascinato un solido uomo d’affari come Antonio Sozzani. Banchiere con la passione per l’arte, amico di Giovanni Testori (che l’ha spesso assistito nei suoi acquisti sul mercato antiquario), e che prima di morire, sette anni fa, ha voluto lasciare la sua straordinaria collezione alla “sua” Milano, affidandola a un’istituzione che amava, il Museo Diocesano, e a un uomo di cui aveva stima, il direttore Paolo Biscottini. Una raccolta che oggi, dopo i delicati lavori di restauro che hanno interessato gli oltre cento disegni donati, arriva finalmente nelle sale dei Chiostri di Sant’Eustorgio, in una nuova sezione aperta a tutti.

Le opere sono databili fra il XV e il XX secolo. Gli autori sono fra i più celebri della storia dell’arte: nomi che a solo pronunciarli si prova un brivido (figurarsi a possederne i lavori…). Come uno studio per la figura di Isaia, ad esempio, riconducibile a Ludovico Carracci e relativo all’affresco nella cappella Gessi a Bologna, realizzato prima del 1595, dove il profeta appare pensoso e titanico, ancora michelangiolesco ma in qualche modo perfino “anticipatore”, nella posa, del capolavoro moderno di Rodin. Auguste Rodin, detto per inciso, che potrebbe essere presente nella stessa Collezione Sozzani con un sorprendente nudo di donna, che pare quasi avere un’eco klimtiana.

A Matteo Rosselli, pressoché contemporaneo del Caravaggio, è attribuito un disegno di giovane, il cui sguardo spazia lontano, come a scrutare orizzonti infiniti, novello Marco Polo alle soglie di nuovi mondi. Certamente di Ottavio Leoni detto il Padovanino, invece, è l’intenso autoritratto, volto da moschettiere che pare quasi sfidarci a singolar tenzone, non dissimile da quello stesso Michelangelo Merisi – sempre il Caravaggio, appunto – di cui il Leoni ci ha trasmesso l’unico ritratto, lui che doveva averlo conosciuto da vicino…

Forse furono proprio i consigli di Testori a orientare Sozzani verso queste personalità del primo Seicento. Ai lavori dei quali si sono via via aggiunti quelli di Jacopo da Empoli, Luca Cambiaso, il Guercino, Gian Lorenzo Bernini, Carlo Francesco Nuvolone, e anche una rappresentante del gentil sesso, quella Elisabetta Sirani che incantò la Bologna barocca della metà del XVII secolo, dimostrando talento grande e volontà di ferro per primeggiare in un campo, quello artistico, di dominio maschile.

Il del Banco di Credito di Milano, tuttavia, aveva una personale predilezione per l’Ottocento francese, così che fin dalla giovinezza aveva cominciato a collezionare matite e carboncini di artisti come Jacques Louis David, Camille Corot, Ingres, Delacroix, Gericault, Courbet, ai quali affiancò ben presto anche i maestri assoluti dell’Impressionismo, da Degas a Renoir, da Pisarro a Gauguin, fino all’amatissimo Vincent Van Gogh. Arrivando, come per un desiderio di completare il panorama europeo, a raccogliere anche i disegni di protagonisti del Novecento, quali Lucio Fontana, Jean Cocteau, Balthus, Graham Sutherland e molti altri ancora.

Tutte opere, come si diceva, oggi eccezionalmente confluite nelle raccolte artistiche della Diocesi di Milano. Analizzate e presentate in un apposito catalogo, curato da Giulio Bora e da una schiera di giovani studiosi (pubblicato dall’editore Sassi), dove tuttavia resta ancora margine per nuove, emozionanti ricerche. Come, ad esempio, per quella magistrale figura virile seduta, ipoteticamente attribuita all’area lombarda sul finire del Cinquecento, ma che attende ancora una paternità certa. Sicuramente illustre, considerandone l’altissima qualità.

Dal 24 gennaio la nuova Collezione Antonio Sozzani
è esposta in modo permanente al Museo Diocesano di Milano
(corso di Porta Ticinese, 95). Si visita con il biglietto
del Museo stesso (intero 8 euro, ridotto 5 euro,
scolaresche 2 euro, al martedì 4 euro per tutti),
aperto da martedì a domenica, dalle 10 alle 18.
Per informazioni, tel. 02.89420019.

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