Don Antonio Sciortino, direttore di "Famiglia Cristiana", e il teoogo Vito Mancuso hanno presentato all'Ancora Store di Milano il nuovo libro del vaticanista Aldo Maria Valli sui primi mesi del rivoluzionario pontificato di papa Bergoglio.
di Silvio MENGOTTO
Nella sala “Ancora Store” di Milano, il 21 novembre scorso è stato presentato il libro Le sorprese di Dio. I giorni della rivoluzione di Francesco di Aldo Maria Valli, vaticanista al Tg1. Con l’autore don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia cristiana e Vito Mancuso, teologo e scrittore.
La «Sorpresa – dice Enzo Bianchi nel libro – può essere la parola chiave per descrivere questo inizio di pontificato, segnato da gesti e parole che rivelano la cifra e lo stile originale, evangelicamente “rivoluzionario” di Francesco. Un dono inaspettato per la Chiesa, che ora deve farne tesoro, rispondendo alla domanda che lo stesso Papa rivolge: «Domandiamoci oggi: siamo aperti alle sorprese di Dio? O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo?».
Per l’autore siamo di fronte a quattro rivoluzioni in corso: nel linguaggio, nei contenuti, nel governo della Chiesa e nel cammino sociale e politico.
Il linguaggio
Il linguaggio usato da papa Francesco è un’autentica sorpresa come la sua prima frase pronunciata sul balcone dopo la sua elezione: «Fratelli e sorelle, buonasera». È quello della vita concreta, non ideale o astratta. Il linguaggio del cuore, imparato in famiglia e nelle favelas argentine, che parla al cuore. «La sua stessa elezione – dice don Antonio Sciortino – è stata una sorpresa» compreso quella del nome di Francesco così impegnativo e indicativo verso la vicinanza ai poveri, al rispetto dell’ambiente, al dialogo con le altre religioni, ad una vita di Chiesa più sobria e lontana dalla mondanità.
Nel passato c’è stato un eccesso di sacralità attorno alla figura del papa. Oggi la Segreteria di Stato vaticana si chiama Segreteria del papa. In papa Francesco è forte il richiamo alla Chiesa come “popolo di Dio” ben delineato nel Concilio Vaticano II. Per questo la Chiesa non può essere autoreferenziale, deve uscire nelle periferie del mondo. Oggi la parabole evangelica del buon pastore andrebbe rovesciata. Nel recinto dell’ovile è rimasta una sola pecora mentre le novantanove sono uscite e disperse nel mondo. Vito Mancuso aggiunge il linguaggio pastorale dei gesti e del corpo di papa Francesco. In particolare nella sua deposizione dei segni del potere come nel suo lasciarsi toccare, baciare e abbracciare dai fedeli.
Un linguaggio che tocca in profondità. «Se la vita ci ferisce – dice Vito Mancusa – a me piace l’immagine di Chiesa come ospedale da campo, usata da papa Francesco, che indica una Chiesa attenta alla cura di queste ferite».
I contenuti
La seconda novità sono i contenuti che si evidenziano con il primato della fede sulla religione intesa come eccesso di precetti da osservare. Il messaggio della fede in primo piano per papa Francesco significa adesione alla storia di Gesù morto e risorto per l’intera umanità. Ne deriva la centralità della misericordia con la quale papa Francesco ha rotto il muro dell’indifferenza.
Il governo della Chiesa
In questo terzo cammino spiccano tre parole: povertà, sobrietà e sinodalità. Papa Francesco vuole salvare la Chiesa dal pantano dell’immobilismo e dall’autoreferenzialità. «La nuova evangelizzazione – dice don Antonio Sciortino – è legata alla radicalità evangelica. Contro la mondanità non basta annunciare la povertà bisogna viverla».
La rivoluzione sta nella credibilità di cui oggi gode papa Francesco. Per Vito Mancuso pare che la riforma dello IOR di fatto sia una realtà più che un auspicio. Quale figlio e interprete del Concilio stesso, anche se lo cita pochissimo, nelle sue scelte pastorali papa Francesco rilancia continuamente lo spirito e la primavera del Vaticano II.
Costantemente rilancia una rivoluzione nella pastoralità come «Chiesa del grembiule» (don Tonino Bello) che serve e non si fa servire. Anche lo stile di sobrietà è quello emerso nel Vaticano II. Un vivere come vive la gente. Una Chiesa sognata dallo stesso C. M. Martini, appesantita dal benessere ma aperta al dialogo con le religioni, aperta alla collegialità del vescovo verso la piena corresponsabilità dei laici e della donna nella Chiesa. Un segno in questa direzione è il recente questionario lanciato in tutte le parrocchie aprendo, di fatto, una consultazione popolare dal basso in preparazione al Sinodo sulla famiglia. Non è un papa sprovveduto e la sua semplicità non è ingenuità.
Il cammino socio-politico
L’ultima rivoluzione, la meno indagata, riguarda la sfera sociale e politica. Non è ancora ben inquadrata ma emerge di tanto in tanto. Papa Francesco nei gesti e nelle parole da molta importanza al popolo, anche dal punto di vista sociologico e lo invita esplicitamente alla lotta per i suoi diritti. C’è uno scarto profondo con la cultura moderna imbevuta, forse ubriacata, di vertiginoso individualismo che, nella cultura e nell’antropologia, nei fatti ha scalzato la dimensione sociologica e teologica del popolo. Uno scarto che deve essere recuperato.