È la tesi di fondo dell’ultimo libro del giornalista e scrittore, «Siamo tempo (l’abbiamo scordato?)», ebook pubblicato da Emi e disponibile online gratuitamente

di Pino NARDI

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«Provare a rendere propizia questa singolare “quarantena esistenziale”». È questo l’obiettivo di Siamo tempo (l’abbiamo scordato?), ebook pubblicato da Emi e disponibile online gratuitamente.

L’autore è Gerolamo Fazzini, giornalista e scrittore, che in questo agile volumetto di 40 pagine si interroga su come vivere al meglio «questa specie di esercizi spirituali laici forzati», che tutti stiamo affrontando da un paio di mesi. Una vita “costretta a casa”, ma che potrebbe davvero risultare preziosa per ripensare a se stessi, agli altri, al mondo.

Nulla sarà come prima, si continua a ripetere ora che siamo ancora nell’occhio del ciclone. Ma sarà davvero così? Appena tutto tornerà tranquillo ci dimenticheremo presto di quello che è successo, senza aver fatto tesoro di questa drammatica esperienza?

Fazzini ricorda le fondamentali parole pronunciate da papa Francesco il 27 marzo scorso davanti a una piazza San Pietro vuota: «La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. […] In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta».

Una vita, pre-coronavirus, fatta tutta di corsa, senza gustare il piacere e la bellezza delle relazioni, a partire dai propri cari, sempre indaffarati a produrre e guadagnare. Questo a livello personale. A livello mondiale, poi, la logica della globalizzazione del dio denaro, che ha caratterizzato un trentennio nel quale la matrice neoliberista l’ha fatta da padrona.

Eppure questa pandemia ci ha costretti a guardarci in faccia e a guardare un sistema economico che, invece della diffusione del benessere senza ingiustizie, ha aumentato le disuguaglianze sociali e deturpato il nostro pianeta.

Parole come solidarietà, accoglienza, servizio pubblico, per esempio nella sanità, sono state relegate a qualche frangia considerata minoritaria. «Un cataclisma di quelle proporzioni non può non costringerci a mettere dei punti fermi. E a ripartire su più solide basi rispetto a prima, all’epoca in cui il Pil dettava legge su tutto e tutti», scrive Fazzini.

Quindi approcci nuovi e attenzioni diverse: il vicino di casa non più solo l’anonimo volto salutato distrattamente; l’impossibilità di andare a trovare i propri genitori o nonni, li fa amare ancora di più.

E poi l’illusione dell’immortalità, sottolinea Fazzini, sconvolta da una morte così vicina, a causa di un nemico invisibile. «Nella cultura contemporanea, si era via via sedimentata l’idea che oggi, grazie alla medicina e alla tecnologia, la morte non fosse più quel nemico invincibile che solo fino a pochi decenni fa appariva come tale – scrive l’autore -. La morte ci spaventa non solo perché ci fa sentire polvere, precari, ma perché ci mette davanti alla terribile evidenza che un giorno (non sappiamo quale) le nostre relazioni più care si interromperanno. E da lì in poi muterà completamente il modo col quale continueremo a relazionarci con chi ci sta più a cuore».

Quindi il tempo diventa un elemento centrale: «Dire che noi “siamo tempo” equivale ad affermare che il tempo che dedichiamo alle persone e/o alle varie attività dice molto di ciò in cui crediamo. Prendere coscienza che tutti “siamo tempo” forse potrà condurci a guardare in modo diverso anche al rapporto fra le generazioni». Giustamente Fazzini sottolinea che il «coronavirus ci ricorda che la vita è fatta di priorità».

E a conclusione, un motivo di speranza, illuminata dalla fede: «Il cristianesimo è l’unica religione che adori un Dio che si è mescolato con l’umanità, un Eterno che si è fuso col provvisorio, un Invincibile che si è fatto precario, un Onnipotente che si è reso vulnerabile per amore».

 

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