Nei mercoledì di marzo riflessioni e preghiere ispirate a opere artistiche, letterarie e musicali. Nei venerdì l’Adorazione della Croce con l’installazione artistica di Gabriele Boretti. Prosegue l'esposizione di “Tentazioni di Cristo” di William Congdon
Diverse le iniziative predisposte per la Quaresima 2018 presso il Centro eucaristico San Raffaele di Milano (via San Raffaele 4).
Innanzitutto “Pregare con arte”: riflessioni e preghiere suggerite da immagini d’arte, pagine letterarie e brani musicali guidate da monsignor Domenico Sguaitamatti, con la comunità delle Suore Figlie della Chiesa e l’accompagnamento del Maestro Giuseppe Medagliani all’organo. Questo il programma:
mercoledì 7 marzo (ore 18-19): «L’Ultima cena nell’arte: da Ravenna al Medioevo»;
mercoledì 14 marzo (ore 18-19): «L’Ultima cena nell’arte: da Duccio al Beato Angelico»;
mercoledì 21 marzo (ore 18-19): «L’Ultima cena nell’arte: il Rinascimento».
L’installazione luminosa
Nei venerdì di Quaresima, poi, è in programma l’Adorazione della Croce luminosa grazie all’installazione dell’artista Gabriele Boretti dal progetto “Rivelazioni”: secondo lo stesso autore (giovane architetto ligure), «un progetto calato nel tessuto storico, artistico e architettonico di ciascun luogo, creando una forte relazione fra lo spazio sacro e la storia della religione cattolica per mezzo di una rappresentazione contemporanea».
Il pretesto è il desiderio dell’autore di riscoprire il patrimonio nascosto del suo paese d’origine, Stellanello, comune adagiato sui colli del Savonese. Qui le 808 anime che popolano i vari sobborghi convivono alla presenza di ben 32 edifici sacri, tra chiese e cappelle, parte dei quali sono chiusi ai fedeli o dimenticati tra la vegetazione. La necessità di esplorare, riscoprire e raccontare questi luoghi così particolari è stata il principio generatore che ha condizionato i risvolti concettuali e tecnici dell’opera. La volontà di scuotere lo spazio sacro con un elemento effimero e coinvolgente si è concretizzata nell’installazione di una croce che con la sua sola luce, sapientemente tinta dai colori liturgici, illumina l’interno degli edifici che visita. Si instaura così un legame con l’architettura religiosa che non è più statico, ma che esplicita la mutevolezza dei tempi della liturgia. Il simbolo, spiega Boretti, «racconta la manifestazione del divino attraverso la luce e il colore, dando vita e rigenerando allegoricamente gli spazi sacri, creando un importante ponte fra l’architettura del passato e la luce del futuro».
Il progetto possiede una natura itinerante che riprende la venerazione di quelle effigi e reliquie della cristianità che si muovono di luogo in luogo, rinnovando l’entusiasmo della fede e guidando un processo di riscoperta. Analogamente la croce luminosa ha seguito Gabriele Boretti a Milano, dove porta avanti la sua attività professionale e ha trovato nuovi tesori da illuminare.
È il caso della chiesa di San Raffaele dove, tutti i venerdì di Quaresima (dal 23 febbraio al 23 marzo, dalle 9 alle 18.30). si potrà entrare nello spazio colorato del morello ambrosiano, lasciandosi guidare nella preghiera o semplicemente nella contemplazione del bello in un’atmosfera nuova.
Le opere di Congdon
C’è poi l’esposizione di Tentazioni di Cristo, opera di William Congdon, nel ventennale della morte, dal 17 febbraio all’1 aprile (lunedì-venerdì ore 8.30-18.30, sabato e domenica 16-18.30)
Inquietante e drammatico è il dipinto di Congdon, icona fedele della dura lotta che il demonio ingaggia con Cristo nel deserto. L’artista riempie questa sua immagine di una potente e forte aggressività: il buio, il demonio, entra veemente da destra assumendo quasi forma di un volo di uccelli ad ali spiegate, incattiviti e rapaci, decisi a puntare feroci verso l’unica preda da ferire, lacerare, fare propria. E la preda è Cristo: egli sta quasi schiacciato a sinistra avvolto nel suo abito bianco. Non fugge, ma al contrario, nel suo ergersi in piedi, è pronto a farsi baluardo contro l’irrompere furioso del male. Gesù non teme certo la lotta, ma l’affronta nella verità del suo essere “vera luce venuta nel mondo”, nella concretezza del suo essere forte e fragile, spirito e carne, Dio e uomo. È un dipinto materialmente ferito, lacerato da segni violenti, ripetuti, rabbiosi che solcano ed incidono il colore in ogni dove: pagina intima di quel diario interiore dell’artista, frutto del suo “scontro” personale con il male del mondo e dell’uomo da cui è fiorita, lottata e sofferta, la sua conversione. Un’immagine che va “oltre” l’evento: questo Cristo di pura luce va al di là del Gesù delle tentazioni, per offrirci già l’immagine del Risorto, unico, vero, insuperabile baluardo di vita contro i quotidiani, laceranti e dolorosissimi morsi del male e della morte.
L’evento continuerà nel tempo pasquale con l’esposizione di un’altra opera di Congdon intitolata Pentecoste 4.