125° anniversario Canonizzazione di sant’Antonio Maria Zaccaria. Milano, Chiesa di san Barnaba - 27 maggio 2023

C’è qualcuno che ha qualche cosa da dire a proposito delle ossa inaridite disperse su tutta la terra? C’è qualcuno che ha qualche cosa da dire a proposito delle vite perdute, delle speranze sepolte, delle risorse rovinate?

Sì, ci sono molti che hanno qualche cosa da dire.

Si fanno avanti, infatti, quelli che pronunciano invettive denunciare di chi è la colpa: sono gente che ha studiato le cause della desolazione del nostro tempo e indica i colpevoli. “La colpa è delle famiglie, la colpa è dei capitalisti, la colpa è dell’inquinamento, la colpa è della scuola, la colpa è della Chiesa, la colpa è della politica…”. L’elenco degli accusati non finisce mai: accusano tutti eccetto, si capisce, se stessi. Quelli che pronunciano invettive trovano un facile consenso. Vai poi a sapere se hanno ragione di essere così arrabbiati e se hanno qualche buona ragione.

Si fanno avanti quelli della rassegnazione: sono quelli che invitano a non prendersela troppo. In fin dei conti siamo tutti destinati a diventare terra, ossa inaridite. Siamo tutti destinati a finire nel nulla. Da quando nasciamo sappiamo che dobbiamo morire. E dunque perché vi meravigliate di fronte allo spettacolo della desolazione? Piuttosto rassegnatevi, accontentatevi. Cercate di stare allegri finché avete vita e salute. E poi prendetela come viene.

Si fanno avanti quelli che hanno la soluzione per tutti i problemi e dicono: questa situazione non può andare avanti così. Noi sappiamo quello che si deve fare. Dateci fiducia e noi troveremo il rimedio. Noi faremo questo e quest’altro, troveremo le risorse e le spenderemo bene, abbiamo dei progetti e abbiamo una bella squadra. Sostenete la nostra parte e noi porremo rimedio alla desolazione delle ossa aride.

Ma il profeta rimane smarrito e spaventato: che cosa posso dire di fronte a questo spettacolo?
Il profeta senza parole riceve il comando di Dio: “Profetizza, profetizza! Annuncia la parola che io metto sulle tue labbra!”. Non una parola frutto dell’ingegno e della forza umani, ma una parola che viene da Dio.

Sulla desolazione della storia umana è pronunciata la volontà di Dio: Dio vuole la vita, non la morte; Dio vuole la salvezza, non la rovina.
La salvezza di Dio si manifesta come dono: lo Spirito di Dio riempie la terra e restituisce la vita indicando la fonte dell’acqua viva, che è Gesù. Non si tratta in primo luogo di un impegno, di un progetto, di un impegno di risorse e di intelligenza. L’acqua viva ha la sua fonte in Gesù.
La salvezza di Dio è una storia nuova che coinvolge tutti, l’umanità e tutta la creazione. Tutto geme e soffre in attesa del dono che salva e la salvezza si manifesta come la nuova alleanza, cioè una relazione nuova di Dio con il suo popolo: lo Spirito insegna a pregare, viene in aiuto alla nostra debolezza, perché noi non sappiamo come si possa pregare in modo conveniente.

La vocazione di sant’Antonio Maria Zaccaria è stata quella di essere una profezia, per indicare a tutti a tutta la Chiesa la potenza dello Spirito che salva introducendo nella nuova ed eterna alleanza.
Nel suo tempo lo Spirito ha suscitato uomini e donne di straordinario vigore e di fede forte perché una profezia fosse pronunciata sulla desolazione di quel tempo.
La celebrazione dell’anniversario della sua canonizzazione deve essere occasione di intensa preghiera, di rinnovata fiducia e di docilità sincera al dono dello Spirito, perché anche questo tempo ha bisogno di una effusione dello Spirito che rinnovi la vita della comunità, della Chiesa e della società.
Quale è la profezia che i Barnabiti sono chiamati a pronunciare?
Far ascoltare la voce di Gesù e la sua promessa di acqua viva. La gente benestante, colta, esperta non vuole riconoscere la desolazione in cui viviamo, in cui vivono le famiglie, in cui cresce una generazione infelice. Basterà assicurare i mezzi per accontentare i desideri? Basterà offrire un sostegno psicologico nei momenti di depressione?
Introdurre al dono della preghiera, della relazione personale con il Padre per opera di Spirito santo. Non ci meravigliamo se non sappiamo pregare, ma invochiamo il dono dello Spirito che venga in aiuto alla nostra debolezza. Si è diffusa la persuasione che la preghiera sia una pratica infantile, che uomini e donne adulti non hanno bisogno di pregare e anzi ritengono imbarazzante pregare. Importante – dicono – è fare del bene; importante – dicono – è fare bene il proprio mestiere. Insomma – dicono – possiamo fare a meno di Dio.  Sant’Antonio Maria Zaccaria è invece uomo di preghiera che insegna a pregare, stabilire con Gesù la relazione personale che è possibile perché Gesù è vivo, è presente, ascolta e accompagna, ispira, conforma il nostro cammino al suo cammino.
Anche nella desolazione coltivare la fiducia invincibile: Dio sa far vivere anche i morti. Non c’è mai una ragione sufficiente per la disperazione, lo scoraggiamento, la rassegnazione. In ogni situazione l’opera di Dio è per aprire alla vita, per consentire la fiducia, per motivare percorsi di speranza.

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