A colloquio con Alex Cendron, autore e interprete di un monologo sui giovani che durante la guerra si ribellarono ai nazifascisti: il 19 aprile all’Auditorium Cerri di Milano
di Silvio
Mengotto
Mercoledì 19 aprile, alle 20.30, nell’Auditorium “Stefano Cerri” di Milano (via Valvassori Peroni 56), Anpc (Associazione Nazionale Partigiani Cristiani), Municipio 3 e Comune di Milano organizzano la messa in scena di Aquile Randagie. Credere disobbedire resistere, monologo di e con Alex Cendron, con musiche di Paolo Coletta e regia di Massimiliano Cicidati (produzione Arca Azzurra, ingresso gratuito fino a esaurimento posti, vedi qui la locandina). Da una storia vera uno spettacolo che sta registrando un vasto successo popolare nei teatri e negli oratori d’Italia.
La storia
Il 9 aprile 1928 Benito Mussolini firma un decreto che dichiara la soppressione totale dello scoutismo in Italia. A Milano alcuni giovani scout decidono di disobbedire a una legge che sentono ingiusta e iniziano un lungo periodo di attività clandestina, una vera e propria resistenza giovanile. L’avventura, non priva di rischi e lunga 17 anni, porterà il gruppo a mantenere accesa la fiamma dello scoutismo in Italia fino alla Liberazione e li farà diventare giovani uomini di pace: dopo l’8 settembre 1943 diventeranno promotori di un gruppo di soccorso per i ricercati ebrei, prigionieri politici e renitenti alla leva, che sotto il nome di Oscar salverà migliaia di persone. Una storia semplice e coinvolgente, una storia di ragazzi che, quando tutto sembrava perduto, hanno deciso di non abbassare la testa di fronte al drago e ai suoi artigli.
L’autore e interprete Alex Cendron è un ex capo scout: la sua passione giovanile per il teatro oggi si è trasformata in professione a tempo pieno. «Mi piace farlo senza confini di mezzo, dal teatro al cinema, passando per la televisione – dice -. Ho una vita bohemienne, monacale, un po’ da illuso, ma sono tendenzialmente felice». Ha collaborato con diversi teatri stabili, interpretando testi di Pasolini, Testori e Cechov e nel 2019 è stato candidato come miglior attore protagonista al Premio Maschera del Teatro italiano, per la sua interpretazione di don Lorenzo Milani nel cinquantenario della morte. «Uno degli spettacoli più belli della mia vita – racconta -. Mi ha aiutato a entrare nell’ottica per portare in scena Aquile Randagie. Sono stato capo scout, da qui la connessione con questa storia. Da molti anni studio drammaturgia, così, prima della pandemia ho iniziato a scrivere Credere disobbedire resistere».
Una storia vera, ma poco conosciuta…
Ho conosciuto la storia delle Aquile Randagie attraverso un libro uscito in ambito scout: mi affascinò moltissimo, tanto che decisi di fare il secondo tempo di formazione – chi fa il capo scout deve fare due tappe formative – a Colico, località collegata a questa storia. Poi sono stato in Val Codera, altro luogo importante per le Aquile Randagie. All’epoca studiavo ancora in Accademia. Una delle mie fascinazioni attoriali era il monologo Vajont di Paolini. Quando conobbi le Aquile Randagie pensai che potesse diventare il mio Vajont. Una storia da raccontare perché fa parte anche della mia storia scout».
Uno spettacolo da proporre ai giovani…
Ho fatto anche recite scolastiche e penso di farne ancora. Personalmente mi fa piacere proprio perché sono stato capo scout. Credo sia innegabile il gusto dell’educatore: essere significativi nei confronti di persone ancora in formazione è uno dei piaceri che da l’essere capo scout. Dà la sensazione di fare un intervento efficace verso qualcuno. Anche se non è un intervento formativo, preciso, può diventare lo stimolo per sbocciare. Lo scoutismo si pone questo obiettivo: non plasmare gli individui, ma aiutare le persone su ciò che potrebbero essere al loro meglio.