Giovedì 15 giugno la Processione eucaristica da San Lorenzo al Duomo attraverserà il centro lungo le vie della moda e della movida. Monsignor Gianni Zappa, parroco del territorio interessato: «Un percorso che ricorda le radici cristiane di Milano e al tempo stesso intercetta la metropoli moderna»
di Annamaria
BRACCINI
Un cammino nel cuore della metropoli. È quello che compiranno i fedeli nella Processione del Corpus Domini, giovedì 15 giugno nella celebrazione diocesana, muovendo dalla Basilica di San Lorenzo Maggiore, dove il cardinale Scola presiederà la Messa, per arrivare in Duomo. Seguendo il Santissimo Sacramento, portato tra le mani dallo stesso Arcivescovo in un prezioso ostensorio ambrosiano, si percorrerà un asse particolarmente importante per la città.
Qual è il significato di questo camminare per le vie del cuore metropolitano? A rispondere è monsignor Gianni Zappa, parroco delle tre parrocchie situate sul percorso, San Lorenzo, San Giorgio al Palazzo e San Satiro, riunite nell’Area pastorale Torino-Ticinese: «L’itinerario della Processione eucaristica assume un notevole rilievo perché le vie attraversate sono le strade dello shopping e della movida, luoghi nei quali si riversa tantissima gente di giorno e di sera, in cui si lavora e si abita. È un attraversare la città nel segno della sua più forte dinamicità».
Un segno forte per il presente, insomma. Oltretutto quest’anno il titolo è «Guardate a Lui e sarete raggianti. Giovani davanti all’Eucaristia»…
Sì. Mi pare significativo far passare Gesù in mezzo a questi luoghi e a questo tracciato. Però non dobbiamo dimenticare che è anche un cammino che si snoderà tra le vie storiche di Milano. Partendo da una Basilica tra le più antiche della nostra città, si attraverserà il percorso che costituiva parte della città romana (infatti il Palazzo imperiale sorgeva da queste parti). Dunque, una Processione che, da un lato, fa memoria delle radici cristiane della città di Milano, e, dall’altro, sarà capace di intercettare la metropoli nella sua estrema modernità.
Potremmo chiamarlo un cammino di antica e nuova evangelizzazione, anche perché tradizionalmente si pensa che su questo stesso asse della Mediolanum romana sia penetrato il primo cristianesimo “milanese”. Come declinare, oggi, questo legame tra storia e futuro?
Innanzitutto la Chiesa deve dimostrare di essere accogliente, di avere chiese dalle porte aperte, disponibili; ma deve anche dare testimonianza attraverso comunità che sappiano stare in mezzo alla gente: cristiani affidabili in grado di trasmettere la gioia del Vangelo. È una evangelizzazione che non può essere costruita “a tavolino” o casualmente, ma che ha bisogno di essere preparata ed estremamente formata dal punto di vista spirituale. È qualcosa che, per tanti aspetti, dobbiamo ancora imparare a fare, e che, nello stesso tempo, riveste un carattere di urgenza.
Lei è parroco in diverse realtà del Centro storico: come i milanesi sentono oggi la fede? Si dice spesso che Milano è una città secolarizzata…
Certamente lo è, ma anche in questo contesto credo che si debba appunto tornare al concetto dell’evangelizzazione. Sappiamo che i cristiani non possono che essere lievito nella pasta: per questo l’evangelizzazione riconosce come suoi protagonisti, anzitutto, cristiani laici che si dimostrino, nella realtà in cui vivono, credibili e sostanzialmente gioiosi. È una evangelizzazione nuova che si radica, evidentemente, sulla Parola del Vangelo e che sempre più deve essere portata nell’animo e formare spiritualmente le persone. Questa è la sfida.