Militante dell’Ac a Sesto San Giovanni e medaglia d’oro, si definiva «partigiano cristiano» e fu una figura chiave nella difesa degli ebrei e nell'opposizione al nazifascismo
di Silvio
Mengotto
«I cattolici – raccontava Aldo Varisco (1917-1988) a proposito della sua militanza nella Resistenza a Sesto San Giovanni – hanno avuto noie e minacce, ma io sono sempre stato tra i più bersagliati. […] Ero perseguitato perché cattolico militante; membro dell’Azione cattolica, poi sono stato presidente della Giac di Sesto e propagandista di tutta la zona che circondava Sesto» (ASDiocMi, Fondo G. Barbareschi, sez. Resistenza, fasc. Zenoni don Elvio, Testimonianza scritta del Comm. Aldo Varisco).
Le omelie di don Mappelli
La presenza cattolica nella Resistenza, che si concretizzò anche nell’aiuto verso gli ebrei, era sollecitata dall’Arcivescovo, il cardinale Schuster. Molti ricordano che le omelie domenicali di don Enrico Mappelli – che a Sesto San Giovanni ricopriva l’incarico di tesoriere del Comitato di liberazione nazionale – «suonavano spesso come durissime requisitorie contro certi atteggiamenti del Duce, a cominciare dalla partecipazione italiana alla guerra civile in Spagna. Non tutti, naturalmente, ne apprezzavano l’impegno “politico” (in tutto assimilabile, peraltro, a quello di un don Sturzo), così che non mancarono delazioni in Curia e denunce alle autorità (L. Frigerio, Don Mapelli, sacerdote coraggioso nella Resistenza, «Milano Sette» di Avvenire, 24 aprile 2016).
Con don Mappelli Varisco collaborò alla nascita dei “raggi aziendali” per una educazione sociale e politica. Su consiglio del cardinale Schuster avvicinò anche don Ambrogio Verderio di Cassina de’ Pecchi. «Mi sono incontrato con questo sacerdote – raccontò Varisco – e abbiamo iniziato la nostra opera segreta a Cassina de’ Pecchi, fuori dall’occhio di tutti. Si trattava di fornire carte annonarie falsificate a chi non ne aveva diritto, perché ebreo o perché ricercato. Si lavorava di notte e talvolta tutta la notte. I parroci mi segnalavano, oltre agli ebrei, i partigiani feriti, ammalati, che avevano nascosto nelle loro canoniche (G. Barbareschi, Memoria di sacerdoti “Ribelli per amore”, Centro Ambrosiano, pp. 396-397.) La resistenza organizzata «contro il regime fascista – precisava Varisco – è cominciata dopo l’8 settembre: io sono un partigiano cristiano. Con la resistenza organizzata non c’è stato più nessun risparmio di energie. Come partigiani cristiani eravamo pochi però, ma molto uniti; ci riunivamo a Sesto sotto il campanile della chiesa prepositurale” (ASDiocMi, Fondo G. Barabareschi, Ivi.)
Verso l’insurrezione
Scoperto nella sua attività clandestina, Varisco fu arrestato e brutalmente torturato presso il comando della brigata Muti. Venne salvato da un ufficiale delle SS conosciuto giovanissimo in una distilleria. Tenne poi i contatti con 56 parrocchie, sfruttando tutte queste conoscenze per la lotta clandestina. All’approssimarsi dell’insurrezione don Mappelli chiese «alle suore di allestire presso l’asilo una sorta di pronto soccorso. Un ospedale da campo che si rivelò provvidenziale e che, con la benedizione del cardinal Schuster e sotto l’egida del Vaticano, si trasformò in un centro di raccolta e di cura per i nostri militari che tornavano dai lager nazisti» (L. Frigerio, Ivi.).
«C’erano allora – concludeva Varisco – molti giovani che mi hanno aiutato con grande rischio personale. Quando c’è stata l’insurrezione e i fascisti erano loro i perseguitati, i parroci si sono prestati per salvare anche loro, questa volta in una nuova situazione, secondo la legge del Vangelo» (ASDiocMi, Fondo G. Barbareschi, Ivi.).