Puntuale con il nuovo anno arriva la produzione del Laboratorio di lettura e scrittura creativa della Casa di reclusione, con 24 poesie e 15 fotografie di Margherita Lazzati

di Silvio Mengotto

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Una delle immagini di Margherita Lazzati che illustrano il Calendario

Per 28 anni il Laboratorio di lettura creativa della Casa di reclusione di Opera ha offerto uno spazio per coltivare l’amicizia e la cultura. È il “ponte” che, nel tempo, ha permesso di pubblicare numerose antologie di poesie, libri di preghiere, una quindicina di calendari con poesie e immagini (Edit. La Vita Felice). Fine del Laboratorio è «fare un pezzo di strada insieme» tra persone “dentro” e persone “fuori”, un “ponte” per scoprire sentimenti propri e altrui attraverso linguaggi creativi.

Anche per il 2023 il Laboratorio ha pubblicato il calendario poetico, intitolato appunto «Ponti» e illustrato da 15 straordinarie fotografie di Margherita Lazzati. C’è bisogno di costruire ponti con la vita. Per Erminia dell’Oro – che ha collaborato al calendario – «Pontefice» è «colui che dovrebbe costruire simbolicamente ponti per l’unione dei popoli, delle religioni, delle diversità, come tenta di fare papa Francesco con i suoi disperati appelli ai fautori delle guerre». Uno dei primi passi verso la pace è l’incontro, non lo scontro, tra le persone. Il ponte lo favorisce, lo scontro lo frantuma.

«Quel che grande nell’uomo è che è un ponte, non una meta: quel che si può amare nell’uomo è che egli è transizione e tramonto, io amo coloro che sanno vivere se non per tramontare, perché sono coloro che passano dall’altra parte»: questa citazione di Nietzsche è il succo delle 24 poesie pubblicate nel calendario. Il pericolo avvertito da tutti i poeti è certamente la mancanza, o la carenza, dei ponti. Ma bisogna saperli individuare, perché possono presentare una ambiguità che favorisce un cammino instabile e pieno di incognite. Il ponte nasce soprattutto da una libera scelta. «Il ponte sono io – scrive Albert Borsalino – con la storia e con le persone che l’attraversano con me. Il ponte è un abbraccio, un varco emotivo impervio. Il ponte è tutto e tutto è un ponte…». Ma il ponte più affascinante è quello della vita che tutti attraversiamo dalla nascita alla morte. «Il ponte tra il bene e il male, che separa – scrive Andreii Sokolov -. Il ponte tra luna, terra e stelle, che dona la vita. Il ponte della nascita e quello della morte”.

Ponti da affrontare, percorrere. Si vive il rischio di finire sotto il ponte, tra gli scartati della società, tra gli emarginati e gli sconfitti dalla vita come il popolo silenzioso dei clochard. «Finirai sotto i ponti!!! – scrive Calogero Consales -. Quante volte ho sentito questa frase! Avrei voluto attraversare tutti i ponti della Terra perché sono congiungimento e riparo, ma anche slancio verso l’altrove, verso la mitica contrada».

Il ponte aiuta a superare il fiume della sofferenza. Attraversare il ponte può essere un’esperienza che emoziona. «Eccolo! Parola magica – scrive Boris Zubine – che echeggiava nel mio cuore, nella mia mente. Eccolo, il ponte! No so quantificare per quanto tempo rimasi immobile, senza il tempo di un pensiero, osservando un ponte che correva all’insù mentre io sprofondavo all’ingiù, verso l’infinito. […] Non dimenticherò mai questa prima volta, la prima volta che vidi un ponte».

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