Nell’ultimo libro di Silvio Mengotto 34 missive indirizzate in quarant'anni al poeta, che mostrano nei suoi scritti la straordinaria capacità di pre-vedere fatti e problemi del mondo di oggi

Pier Paolo Pasolini tra i sassi di Matera durante le riprese de «Il Vangelo secondo Matteo»
Pier Paolo Pasolini tra i sassi di Matera durante le riprese de «Il Vangelo secondo Matteo»

Nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, autore controverso, “scandaloso” nell’Italia del suo tempo, Silvio Mengotto pubblica Lettere a Pasolini (Velar). Il libro raccoglie trentaquattro lettere che dal 1979 a oggi, anno dopo anno, l’autore scrive confidenzialmente a Pasolini (vedi qui la locandina promozionale).

Il poeta di Casarsa, a differenza di molti scrittori, si è sempre confrontato con la storia italiana. Anche le lettere di Mengotto si confrontano, con la sua storia e quella dell’Italia. Lettere scritte tra i contadini colpiti dal terremoto in Irpinia, tra i bambini rumeni di Tulcea, nel ricordo dei bambini terremotati di Amatrice, Accumoli e Arquata, tra i lavoratori in treno, sul fiume Nilo, durante la pandemia e altro ancora. L’autore riprende, contestualizzandoli, i temi che Pasolini approfondiva nei suoi elzeviri per il Corriere della sera: i giovani, la devastazione della droga, la religione, il Palazzo, la stima per la giovane poetessa Alda Merini, il «falso progresso» e la nuova dittatura della «civiltà dei consumi» che, progressivamente, ha portato gravissime conseguenze al pianeta Terra e alle popolazioni.

La cover del libro

La cover del libro

La condanna del consumismo

La logica inquietante del consumare, devastare, senza rispettare i tempi e i ritmi della natura si è tradotta nella sua ribellione. «Non so se ti rendi conto – ha recentemente scritto Dacia Maraini, amica del poeta – della attualità del tuo pensiero di quegli anni, Pier Paolo. Quasi quasi ti direi che entri in sintonia con la piccola Greta, dalle treccine striminzite, la bambina che sta scuotendo il mondo con le sue proteste contro l’incuria e la devastazione delle ricchezze naturali dovute alla ingordigia umana».

Le citazioni di Mengotto evidenziano non solo l’attualità di Scritti corsari, Lettere luterane e Petrolio (il romanzo incompiuto), ma anche «una tenace volontà di critica dei consumi, ai suoi falsi valori e alla prassi politica di quegli anni. Ma paradossalmente quella che allora poteva essere considerata l’inattualità di Pasolini si è trasformata dopo la sua morte, sempre più, sino a oggi, in una fortissima, singolare attualità» (Roberto Carnero, Il secolo di Pasolini grande (in) attuale, Avvenire, 4 marzo 2022). Proprio in queste lettere l’autore sviluppa questo passaggio inascoltato. Per l’autore Pasolini aveva ragione, come avevano ragione i pellerossa, le tribù dell’Amazzonia, dell’Africa dove si praticava, e si pratica, il rispetto verso la natura e la madre Terra.

«Io credo – scrive Pasolini nel 1974 -, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologi hanno troppo bonariamente chiamato “la società dei consumi” […] Non si tratta più, come nell’epoca mussoliniana, di una irreggimentazione superficiale, scenografica, ma di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato l’anima. Il che significa, in definitiva, che questa “civiltà dei consumi” è una civiltà dittatoriale. Insomma se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, “la società dei consumi” ha bene realizzato il fascismo».  

Un anelito cristiano

Le lettere di Mengotto sono sostenute da un anelito cristiano. Mettono «in luce un elemento fondativo – scrive nella prefazione Aldo Colonnello -, oserei dire ontologico, dell’analisi originale del poeta di Casarsa: la pietas, la dimensione del sacro». Il Vangelo secondo Matteo, girato da Pasolini tra i sassi di Matera, è forse il più bel film sulla vita di Gesù. In tempi non sospetti Pasolini consigliava alla Chiesa «di passare all’opposizione, come nel Medioevo, prima di sparire, oppure essere strumentalizzata, resa innocua dal regime dei consumi». Stimolante il capitolo dove l’autore, citando l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, sottolinea i punti in comune con Pasolini: la critica al falso progresso, il rispetto della natura e la sua bellezza, la sete di una nuova economia.

Propositive, quanto creative, le poesie di Gianni Rodari scelte dall’autore a chiusura di alcune lettere. Un libro per tutti, in particolare per i giovani a cui Pasolini ha dedicato le sue riflessioni ancora straordinariamente attuali.

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