Al quinto incontro regionale dei giovani lombardi dell'Unitalsi, con un centinaio di partecipanti tra volontari e persone con disabilità, l'attesissima testimonianza del cantautore e musicista, secondogenito di Adriano e Claudia Mori, che, accompagnato dalla moglie Katia, ha raccontato la sua conversione

di Luisa Bove

Incontro giovani Unitalsi01

È giunto alla quinta edizione il tradizionale raduno estivo regionale dei giovani dell’Unitalsi lombarda, dal titolo “Insieme sulla via della gioia”. Nel fine settimana del 6 e 7 luglio hanno partecipato un centinaio tra volontari e persone con disabilità (25 in tutto, di cui 15 in carrozzina e 10 marcianti). La location scelta per l’occasione era la “verde” provincia di Varese. «Due giorni insieme per divertirci, giocare e vivere un’esperienza nuova – spiega Francesca Bianchi, responsabile dei giovani della sottosezione Unitalsi di Varese -. Sabato pomeriggio, grazie alle carrozze messe a disposizione dai fratelli Valentini, siamo stati ospiti del Riding Club Casorate Sempione, accolti cordialmente da Diana e Danilo. I ragazzi sono stati molto contenti, anche perché quasi nessuno di loro era mai andato in carrozza».

Dopo il trasferimento all’oratorio di Caronno Varesino per la cena insieme, la serata è proseguita con balli e musica dal vivo con la partecipazione di una band della zona. «Qualcuno dei nostri ragazzi si è anche lanciato sul palco a cantare», racconta ancora Bianchi. Gioia, condivisione e fraternità gli ingredienti immancabili dei giovani unitalsiani, tutti nella loro maglietta bianca «con il logo dell’associazione sul cuore», come ha ricordato Marco Maggi, responsabile regionale dei giovani – con Maria Cristina Porro – e tra i promotori della due-giorni. L’amore per gli altri e la fede sono alla base di ogni pellegrinaggio e attività sul territorio.

La giornata di domenica si è svolta nella splendida cornice di Villa Cagnola a Gazzada, con il bel parco affacciato sul lago. In mattinata grande attesa per un testimone d’eccezione, Giacomo Celentano (figlio di Adriano e Claudia Mori), giunto insieme alla moglie Katia Guccione e al figlio. Ad aprire l’evento-clou Vito Cifarelli, che ha imitato magistralmente papà Adriano con canzoni e battute in mezzo al pubblico.

Giacomo ha iniziato con alcuni brani, seguito dalla moglie che ha cantato due pezzi. Poi ha preso la parola per il suo intervento, «Da figlio di papà a figlio di Dio». Quando nel 1989 ha esordito pubblicando il suo primo album da solista, ha ammesso di essere «dedito solo alle canzoni e al mio lavoro: non andavo più in Chiesa e non pregavo più». L’anno dopo il mondo gli è crollato addosso: «Una sera ho avuto un’insufficienza respiratoria che mi impediva di cantare. Avevo smesso di fare sport, non uscivo più con gli amici, la mia ragazza mi ha lasciato…». In pochi mesi Giacomo si è ritrovato «solo con la mia malattia» e «con la terra bruciata intorno».

Così è tornato a pregare, a modo suo: «Signore, perché proprio a me? Vuoi che io non canti più? Vuoi che mi faccia frate?». Un pensiero che tornava ostinato nella sua mente. Allora, grazie a padre Emilio, un frate francescano di Milano, ha iniziato un percorso vocazionale per capire quale fosse il progetto di Dio su di lui. Poi, quando la sua guida spirituale gli ha chiesto: «Se Dio ti ridà la voce domani mattina, ricominci a cantare o fai il frate?», Giacomo ha risposto: «Torno a cantare». E padre Emilio: «Allora il convento era un ripiego». Quelle parole gli hanno aperto gli occhi.

Intanto andava a Messa e leggeva libri spirituali: più pregava e meglio stava, anche fisicamente. «Poi sono andato a Lourdes con mamma e papà – ha ricordato -. La Grotta di Massabielle mi ha colpito molto. Una sera c’erano tanti malati, anche più gravi di me, che pregavano. Anch’io ho pregato la Madonna: “Maria, io non ti chiedo il successo, la popolarità, ma di dare un senso alla mia vita, di realizzarmi”».

Poi Giacomo ha conosciuto Katia. Dall’amicizia al fidanzamento («nella castità, perché per noi era un valore importante») e dopo 4 anni e mezzo, nel 2002, il matrimonio. Nel 2004, a coronare il loro amore, è nato il figlio. «Siamo una famiglia di credenti, ora cerchiamo di vivere il Vangelo nel quotidiano, pur con i nostri limiti, i nostri peccati, la nostra fragilità».

Con Vito Cifarelli, Katia e il figlio, Giacomo ha fondato l’associazione “La cittadina della divina misericordia» (lo stesso titolo dell’inno che ha composto) allo scopo di aiutare bambini e adolescenti in difficoltà, poveri, malati, persone con disabilità, ospitandoli in una struttura di accoglienza. Per realizzare questo sogno è già partita una raccolta fondi.

Desideri, speranze e progetti raccolti nella Messa conclusiva presieduta da monsignor Luigi Stucchi. Erano presenti anche i coniugi-volontari Rachele ed Ernesto, che hanno festeggiato i 60 anni di matrimonio. Dietro le quinte di ogni evento, a vigilare e a incoraggiare i giovani, «futuro della nostra associazione», il presidente Vittore De Carli, che ha presentato Greta, la giovane unitalsiana «insignita nei mesi scorsi dal presidente Mattarella del titolo di Cavaliere della Repubblica, come primo soccorritore in carrozzina tra i piccoli ricoverati in ospedale»: un motivo d’orgoglio per la grande famiglia di volontari lombardi che si sono stretti a lei con gioia.

La due-giorni è terminata con il pranzo sotto i portici di Villa Cagnola. Il prossimo appuntamento dei giovani sarà il 4 agosto, il pellegrinaggio a Lourdes con malati e persone con disabilità. Sempre riconoscibili per la loro divisa, ma anche per l’entusiasmo che li contraddistingue.

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