Redazione

La Coppa che premia la squadra campione del mondo è nata a Milano. Dopo che il Brasile, vincendo per la terza volta la Coppa Rimet in Messico nel 1970, si era aggiudicato definitivamente la “vittoria alata” intitolata al primo presidente della Federazione internazionale del calcio, si creò l’esigenza di realizzare un nuovo trofeo per le successive edizioni del Mondiale.

La scelta della Fifa, tra 53 proposte provenienti da tutto il mondo, cadde sull’opera dello scultore milanese Silvio Gazzaniga, raffigurante le mani di due atleti che reggono il globo terrestre, con anelli di malachite sopra la base su cui incidere i nomi delle squadre vincitrici. Ha spiegato l’artista: «Ho cercato di simbolizzare l’universale bellezza dello sport, la grandezza dell’atleta nel momento della vittoria».

Prodotta in oro puro con l’antico metodo di scultura in fusione nello Stabilimento artistico Bertoni di Milano, è alta 37 cm, pesa 6 kg e ha un valore materiale di 80 mila euro. Le Federazioni delle squadre che vincono il Mondiale la custodiscono per quattro anni, per poi consegnarla al Paese organizzatore del torneo successivo. In cambio, per la loro bacheca, ricevono un facsimile dorato.

A 35 anni dalla realizzazione della Coppa, nel maggio 2005, in vista del sorteggio per il Mondiale tedesco previsto a Lipsia in dicembre, la Fifa ha deciso di rimettere a nuovo l’esemplare autentico: gli anelli non erano più allineati e la malachite risultava scheggiata in un paio di punti, mentre nel globo l’Europa appariva leggermente appiattita.

Prelevato dal Brasile e fatto oggetto di eccezionali misure di sicurezza durante il trasporto, il trofeo è giunto alla sede della Bertoni, dove a riceverlo c’era il suo creatore, Silvio Gazzaniga: «È come ritrovare un figlio perso per tanti anni – ha commentato commosso -. Questa è una scultura piuttosto che una coppa tradizionale. Il movimento a spirale, la tensione che sorge dalla base fino alla sommità, conferiscono dinamismo. Credo siano questi gli elementi che suscitano l’interesse di chi lo osserva». E ha ricordato anche Spagna 1982: «Per un italiano il trionfo degli azzurri rimane scolpito nella memoria. È stato un momento indimenticabile. Ci sarà sempre un po’ d’Italia in questo trofeo…».

La “rinfrescata” ha richiesto un trattamento completo, con diversi bagni per far splendere la Coppa come in origine, e la successiva sostituzione degli anelli in malachite.

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