Redazione
Snowboard, la squadra azzurra l’ha fatta il magistrato.
Fabris gode tra i due litiganti Usa. Aamodt: «Papà, che fine
hanno fatto le mie medaglie?». Pettersen, con le vertigini giù
dal trampolino. Getty, meglio al computer che nel freestyle.
Retornaz, il curling in prima pagina. Il sindaco di Vancouver
sfida la paralisi per sventolare la bandiera a cinque cerchi
di Paolo Lambruschi
da Torino
Ci sono anche storie poco olimpiche nel retrobottega di Torino 2006. Come quella della snowboardista che ha acciuffato la maglia azzurra grazie a un ricorso alla magistratura contro l’esclusione decisa dal selezionatore della nazionale. La sentenza è costata ovviamente l’esclusione di un’altra atleta, in questo caso la Trettel, fattasi da parte spontaneamente con grande fair-play. La pecora nera è Isabella Dal Balcon, vicentina. In gara mercoledì scorso, è stata la migliore delle azzurre nonostante avesse contro le compagne, le avversarie e il pubblico. È finita però tredicesima, numero non esattamente fortunato per i superstiziosi, e forse non poteva essere altrimenti.
Enrico Fabris ha vinto l’oro nei 3000 metri di pattinaggio di velocità, oltre che per le sue indiscusse doti di fuoriclasse, anche perché si è trovato a fare il classico terzo incomodo tra due litiganti. Sono gli statunitensi Shani Davis, oro nei 1000 metri, e il suo compagno di squadra Chad Hedric, oro nei 5000. I due rivali non si sopportano anche perché sono agli antipodi. Davis è un atleta di colore, il primo ad aver vinto una medaglia alle Olimpiadi del freddo: semplice e istintivo, ha conquistato subito le simpatie del pubblico. Hedrick, fino a ieri numero uno al mondo, è il classico biondino palestrato col ciuffo: uomo glaciale, non ha gradito tanta popolarità. Così, tra i due che si guardano in cagnesco e non perdono occasione di farsi dispetti, si è infilato il nostro campione, il quale, interrogato sulla questione, medaglia d’oro al collo, se l’è cavata con un olimpico no comment.
Kjetil Aamodt, il norvegese entrato nella storia per aver conquistato il suo quarto oro nel superG a 36 anni suonati, ha deciso che stavolta non regalerà la medaglia al padre. Il giorno dopo aver ricevuto in dono gli altri 19 allori olimpici e mondiali conquistati in carriera dal figlio, infatti, Aamodt sr venne visto in giro al volante di una Porsche Carrera nuova di pacca. Il dubbio di Kjetil è che si sia venduto le medaglie.
Buone notizie per i comuni mortali. Se avete visto in tv le gare di trampolino e free style, specialità forse poco conosciute, ma molto spettacolari, non perdete la speranza di poterle praticare un giorno. Nel primo caso, pensate al norvegese Sigurd Pettersen, che riesce a lanciarsi dai trampolini con voli di oltre 120 metri nonostante soffra di vertigini. Come fa? «Mi butto a occhi chiusi e non guardo mai in basso». Nonostante questo limite, Sigurd è riuscito a piazzarsi al 24° posto.
Invece Clyde Getty, 44 anni e li dimostra tutti, imprenditore informatico, statunitense con passaporto argentino, ha voluto a tutti costi prendere parte alla gara di freestyle finendo ingloriosamente ultimo e con la faccia nella neve dopo una caduta. Ovviamente contento di aver partecipato, ora ha promesso che non lascerà più i suoi computer.
E non dimenticate Joel Therry Retornaz, 23 anni, capitano della nazionale azzurra di curling, sport da noi sconosciuto. È diventato famoso in tutto il mondo quando ha guidato i suoi alla vittoria contro il fortissimo Canada. Per lui si sono scomodati la rete televisiva Nbc e il mitico Wall Street Journal. Per una volta più di Totti e Del Piero .
Ma è già tempo di pensare al futuro. Il sindaco di Vancouver, sede delle Olimpiadi invernali nel 2010, ha conquistato tutti. Sam Sullivan, rimasto paralizzato a 19 anni per un incidente di sci, ha deciso di sventolare comunque la bandiera olimpica nella cerimonia di chiusura grazie a uno speciale braccio meccanico applicato alla sua sedia a rotelle. Attraverso un apposito joystick elettrico, Sullivan, come da tradizione, potrà sventolare il drappello con i cinque cerchi. E ha garantito che i Giochi di Vancouver, come quelli di Torino, contribuiranno a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della disabilità.