Oltre che piangere l’ennesima vittima per poi dimenticarsi il giorno dopo, nonostante il grande impegno di istituzioni e volontariato, la Caritas ambrosiana sollecita finalmente ad affrontare il fenomeno della grave emarginazione
Un senzatetto è morto, questa mattina, a Milano, a seguito di un attacco cardiaco, nella zona della stazione Centrale. Mentre restano vuoti 200 posti nei dormitori.
Questi due fatti mettono in luce una contraddizione. E aprono degli interrogativi ai quali non possiamo sottrarci.
Negli ultimi anni Milano ha fatto e sta facendo moltissimo. Istituzioni e volontariato laico e cattolico sono in prima linea. Non passa giorno che un gruppo di persone non si prodighi per portare un qualche aiuto a chi vive in strada. Il Comune ha anche, giustamente, chiamato i milanesi ad esercitare la loro responsabilità di cittadini segnalando i senza tetto in difficoltà.
Tuttavia, dobbiamo riconoscere che nessun intervento, per quanto generoso, efficiente, organizzato, potrà mai eliminare del tutto l’eventualità che le temperature rigide facciano drammaticamente vittime tra i soggetti più deboli che vivano per strada.
Oltre che piangere l’ennesimo morto per poi dimenticarcene il giorno dopo, forse dovremmo domandarci tutti quanti come finalmente affrontare il tema della grave emarginazione al di fuori dell’emergenza.
Questo termine continua ancora ad essere troppo presente. Nei documenti ufficiali. Nei giornali. Nel linguaggio comune. E condizione il nostro agire.
C’è una costatazione quasi banale che ci tocca far rilevare. Fa freddo non solo di notte ma anche di giorno. E proprio di giorno la rete dei servizi per i senza tetto è più debole. Anche a Milano. Per questa ragione Caritas Ambrosiana, che comunque per la notte gestisce una mensa e un dormitorio, ha deciso di concentrare i propri sforzi aprendo un centro diurno, uno dei pochi, se non l’unico, abbastanza strutturato e aperto a tutti presente in città.
La Piazzetta si trova in viale Famagosta 2 Milano. È frequentato ogni giorno da una sessantina di senza tetto. Ci si viene la mattina a fare colazione, leggere il giornale, giocare scacchi. Il pomeriggio si tengono anche corsi e laboratori. Proprio davanti alla macchinetta del caffè due anni fa ad alcuni utenti è venuta in mente l’idea di raccontare la città vista dalla strada. Ne è nata una guida turistica, edita dal giornale Scarp de tenis. Dopo la guida, le stesse persone hanno pensato di proporre visite turistiche. In un anno hanno accompagnato diverse centinaia di persone.
La guida e i tour non sono stati un’iniziativa proposta dagli educatori della Piazzetta ai loro ospiti. Ma se non ci fosse stato un luogo come La Piazzetta, quel gruppo di senza tetto molto probabilmente non avrebbe trovato la forza interiore di diventare la compagnia dei “Gatti spiazzati”, come loro stessi hanno scelto di chiamarsi in onore al luogo che li ha fatti incontrare.
Tornado allora alla drammatica cronaca di questi giorni: benissimo aumentare i posti nei dormitori; dobbiamo però sapere che bisogna anche convincere le persone ad andarci. Ed è questo un lavoro che non si può fare né di notte né in una stagione dell’anno. Ma in maniera continua. Mettendo in conto che ci sarà sempre qualcuno che dirà di no.