Ccl e Coima hanno sottoscritto un accordo-quadro per realizzare parte del complesso abitativo che sorgerà dal Villaggio olimpico. Previsti anche affitti agevolati ed edilizia residenziale pubblica
di Lorenzo
Garbarino
Per l’ex scalo ferroviario di Porta Romana è già pronta una nuova vita dopo le Olimpiadi. Dopo la parentesi dei Giochi del 2026, il Villaggio olimpico sarà oggetto di una riqualificazione all’insegna dell’edilizia abitativa.
Tra i promotori di questo progetto c’è anche il Consorzio Cooperative Lavoratori. Nato nel 1974 dalla partecipazione di diverse realtà sociali, come le Acli milanesi, oggi opera con più di 30 cooperative nel settore dell’edilizia, sia libera, sia in canone agevolato. Questo progetto, di più ampio respiro e portata per le risorse solitamente disponibili di Ccl, ha condotto a una collaborazione con Coima, una piattaforma d’investimento e gestione dei patrimoni immobiliari.
«Una città ingiusta»
Due realtà dalle vocazioni differenti, come ammette Alessandro Maggioni, presidente di Ccl, spiegando le ragioni dell’alleanza: «Oggi Milano è una città ingiusta. Il mercato immobiliare è completamente impazzito e il ceto medio non trova nessuna risposta. Il progetto di Porta Romana risponde proprio a queste esigenze e nasce dopo tante riflessioni».
Quello al momento stabilito tra Ccl e Coima è un accordo-quadro generale, dove il punto d’incontro è basato sui reciproci interessi. Porta Romana è infatti una zona da tempo sotto l’attenzione di Ccl, che garantisce in questo modo attività certificate in termini di storia, filiera e reputazione. Un attestato di qualità a cui Coima aggiunge le risorse necessarie per espandere l’operazione edilizia.
I numeri
Nello scalo di Porta Romana sono infatti in programma tre diverse strade. «La suddivisione dei numeri è stata definita dall’accordo di programma dell’amministrazione comunale – illustra Maggioni -. Dal vecchio Villaggio olimpico il fondo Coima realizzerà uno studentato da 1.700 posti letto e si occuperà della costruzione dell’edilizia libera riservata al mercato. Noi ci occuperemo dell’edilizia convenzionata agevolata, a cui seguiranno anche 5.280 metri quadri di cosiddette case popolari. Inoltre realizzeremo nuovi meccanismi di gestione. L’idea è di avviare una riflessione col sistema della cooperazione sociale a noi vicina. È una grande scommessa da parte nostra, perché un centinaio di alloggi di edilizia economica popolare non penso siano mai stati fatti così da un privato senza avere neanche un centesimo di risorsa pubblica alla fonte, anche se confidiamo di riuscire ad avere in futuro contributi di carattere pubblico».
L’investimento preventivato da Ccl e Coima si aggira infatti intorno ai 12 milioni, di cui 9 saranno finanziati da Coima. È sui 3 milioni di euro che Maggioni auspica un futuro accordo con Comune o Regione. Non mancherà comunque il tempo per le trattative: secondo Maggioni, saranno necessari almeno cinque anni prima di poter vedere i risultati a Porta Romana. «Oltre alla copertura degli alloggi, che sarà eseguita tramite gli annunci pubblici, la nostra sfida sarà gestire le case, insieme a Comune e Regione, affinché sia assicurato il giusto mix “etnosociale”. Sull’edilizia residenziale pubblica abbiamo già un’esperienza in via Zoia, su numeri più bassi (una ventina di alloggi). Questo progetto è cinque volte più grande, ma l’obiettivo di questa opera è anche prevenire il disagio che molto spesso si annida nell’edilizia economica e popolare. Per gli affitti agevolati immaginiamo un prezzo intorno ai 160/170 euro al mese per un bilocale».
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