Si tratta di un finanziamento di 30 mila euro conferito da Roche Italia per uno studio clinico condotto dai ricercatori dell'Irccs della Fondazione

Chiara Arienti, Federico Merlo e Francesca Lea Saibene, i ricercatori della Fondazione premiati
Chiara Arienti, Federico Merlo e Francesca Lea Saibene, i ricercatori della Fondazione premiati

C’è anche la Fondazione Don Gnocchi fra le cinque realtà milanesi vincitrici del “Bando Roche per la ricerca clinica a supporto delle figure di data manager e infermieri di ricerca”. La cerimonia di premiazione si è svolta a Monza, nella sede di Roche Italia. Alla Fondazione è stato assegnato un finanziamento di 30 mila euro per il progetto basato su uno studio clinico randomizzato controllato, presentato delle dottoresse Chiara Arienti e Francesca Lea Saibene, del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, che testa l’efficacia del trattamento riabilitativo intensivo e multidisciplinare sui biomarkers molecolari in soggetti adulti con malattia di Parkinson. L’attività di ricerca sarà svolta per 12 mesi dal data manager Federico Merlo.

«Migliorare la vita di pazienti e familiari»

«Il nostro progetto sul trattamento riabilitativo intensivo e multidisciplinare sui biomarkers molecolari in soggetti adulti con malattia di Parkinson è un esempio brillante e concreto del carattere innovativo della ricerca svolta in ambito neuro-riabilitativo – spiega Eugenio Guglielmelli, direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi –. Il riconoscimento di Roche, di assoluto rilievo nella comunità scientifica, ha per noi un grande valore perché ha saputo valorizzare questa progettualità che associa la terapia farmacologica a un programma riabilitativo intensivo motorio, cognitivo e logopedico integrato ad analisi di efficacia dei biomarkers molecolari».

In particolare, l’obiettivo del progetto Don Gnocchi è quello di valutare l’efficacia del trattamento riabilitativo associato alla terapia farmacologica dopaminergica nel modulare le concentrazioni di biomarkers specifici della Malattia di Parkinson e il suo impatto sui sintomi motori e non motori. Successivamente sarà valutato se tali biomarkers potranno essere considerati come biomarcatori sensibili e precoci nella diagnosi, stadiazione e prognosi della malattia. I risultati di questo studio permetteranno di migliorare la personalizzazione del trattamento riabilitativo e di studiarne in modo più specifico gli effetti nel medio e lungo termine.

«Ringraziamo Roche Italia per aver dato la possibilità a noi e al nostro team di portare avanti questo progetto di ricerca, che ha come obiettivo principale la presa in carico delle persone con Malattia di Parkinson – aggiungono Chiara Arienti, responsabile dell’Unità di Ricerca Cochrane Rehabilitation dell’Irccs milanese della Fondazione e Francesca Lea Saibene, ricercatrice presso il DiaRiaPark, Centro Diagnostico e Riabilitativo per la Malattia di Parkinson e Parkinsonismi atipici dello stesso Irccs -. Questo prezioso riconoscimento è un esempio virtuoso di come attività clinica e attività di ricerca possano lavorare sinergicamente mettendo al centro la persona, proponendo una presa in carico globale, per un miglioramento della qualità di vita, spesso compromessa da una malattia cronico-degenerativa qual è il Parkinson».

«Ringrazio a mia volta Roche Italia per la possibilità offerta, che mi stimola e responsabilizza – sottolinea Federico Merlo, data manager Unità di Ricerca Cochrane Rehabilitation dell’Irccs Don Gnocchi di Milano -. La riabilitazione ha una finalità principalmente funzionale, quindi spesso se ne valutano i risultati in quest’ottica. Poter verificare se l’intervento riabilitativo possa modificare anche aspetti organici e fisiologici apre interessanti prospettive, soprattutto in un ambito come quello delle malattie neurodegenerative, così impattante per pazienti e familiari. La ricerca è un processo sociale che procede collettivamente: siamo felici e orgogliosi che Roche ci stia permettendo di dare il nostro contributo».

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