Nel trigesimo della scomparsa della fondatrice, direttrice e “anima” del Cav Mangiagalli, una Messa in suo ricordo alle 18.30 nella Basilica di Sant’Ambrogio

Paola Marozzi Bonzi
Paola Marozzi Bonzi con Giovanni Paolo II

Nel pomeriggio del 9 agosto scorso a Brindisi, dove si trovava in vacanza con il marito, per un malore improvviso e fulmineo è morta Paola Marozzi Bonzi, fondatrice, direttrice e “anima” del Centro aiuto alla vita Mangiagalli di Milano. Lunedì 9 settembre, nel trigesimo della scomparsa, una Messa in suo ricordo sarà celebrata alle 18.30 nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. «Per tutti noi che abbiamo voluto bene a Paola – sottolineano al Cav Mangiagalli – sarà l’occasione per dirle la nostra gratitudine e testimoniare il nostro affetto, rinnovando l’impegno a portare avanti con determinazione l’opera da lei iniziata».

In una nota apparsa sul sito dell’associazione all’indomani della scomparsa della direttrice, gli amici e i collaboratori del Cav Mangiagalli rilevavano: «Paola aveva un cuore grande, un carattere deciso e indomito, un’intelligenza e una sensibilità rare. Chi l’ha conosciuta sa che era una persona speciale… Ha vissuto ascoltando e abbracciando le donne che incontrava, facendole sentire accolte e capite. Gioiva sinceramente per ogni donna che decideva di accogliere il dono della maternità e faceva di tutto per aiutare concretamente le future mamme, ma rispettava la libertà di ciascuna come qualcosa di sacro… Ha vissuto senza mai abbattersi di fronte agli ostacoli, spesso enormi, che la vita le ha posto di fronte. E ha fatto tutto questo avendo sempre chiaro l’obiettivo: accogliere e custodire la Vita nascente come il più bello e prezioso dei doni… Porteremo nel cuore l’esempio che ci hai dato e proseguiremo l’opera incredibile che è il tuo, il nostro Cav, sentendoti sempre vicina e presente».

«Da 34 anni accogliamo le donne che hanno un grande bisogno di essere ascoltate perché hanno problemi ad accettare il bambino che hanno in grembo. Per noi l’ascolto è la base: cerchiamo di capire qual è il punto critico e lavoriamo su questo. Le donne che vengono aiutate facilmente rinunciano ad abortire»: questa la filosofia dell’impegno di Paola Marozzi Bonzi, che per far conoscere l’avventura del Cav ha tenuto centinaia di incontri e conferenze e ha scritto libri come Per un bambino (Europa Edizioni 2018, 246 pagine, 14.90 euro), presentato lo scorso anno all’Università Cattolica in un incontro in cui intervenne anche l’Arcivescovo. Un volume che non narra solo la storia e la metodologia del Cav, ma anche tante storie di donne passate da lì: «Donne che il loro bambino non lo volevano, perché non cercato, oppure a causa di povertà e difficoltà materiali – spiegava Bonzi -. Donne che abbiamo sempre cercato di affiancare con un percorso di tipo psico-pedagogico». Se poi decidono di continuare la gravidanza, l’assistenza prosegue offrendo aiuti materiali alle neo-mamme (sussidi mensili, vestiti e attrezzature, borsa della spesa con alimenti di prima necessità, ecc). «La società è molto cambiata – spiegava Bonzi in occasione dell’uscita del libro -. Quello che non è cambiato è il nostro approccio: l’ascolto attivo per stabilire una relazione d’aiuto e le donazioni di beni».

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