Le religiose sono presenti nella città brianzola dal 19 giugno 1859. Da allora sostano in adorazione di fronte all'Eucarestia, giorno e notte, a turni. In convento 26 suore in clausura, ma non sono estranee al contesto sociale. Alcune di esse ci raccontano la loro vita dietro la grata: «La fede? Nella gente è la stessa di sempre»
Filippo MAGNI
Redazione
Ogni fedele può entrare nella chiesa monzese delle Sacramentine per adorare l’Eucaristia lì esposta. Tutti i giorni, da 150 anni. Era il 19 giugno 1859 quando la chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena e Santa Teresa d’Avila veniva affidata alle Sacramentine e, per la prima volta, veniva aperta al pubblico per l’adorazione. Da quel giorno le Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento, ordine claustrale, non hanno mai smesso di sostare di fronte al Corpo di Cristo, giorno e notte ininterrottamente, a turni, fino a oggi.
La comunità monzese delle Sacramentine è composta da 26 suore tra i 40 e i 95 anni. Si trova all’incrocio tra via Italia e via Santa Maddalena, nel centro di Monza: alla fondatrice, madre Serafina, durante una visione mistica fu detto di stabilire l’adorazione in città, affinchè fosse comoda e accessibile per più persone possibile.
Le Sacramentine sentono profondamente loro la città. Vivere la clausura, spiegano, non estrania dal contesto sociale. «I monzesi ci considerano un po’ come un “parafulmine” per la città», spiegano sorridendo la superiora, madre Enrica, e suor Maria Immacolata. Gli archivi del convento contengono numerosi episodi di grazie elargite per intercessione delle Sacramentine. Come all’inizio del secolo scorso, quando i disordini sindacali e le profanazioni che colpirono Milano non intaccarono Monza. «Un voto delle suore a San Michele – precisano le religiose – salvò la città. Ecco perché al centro del nostro chiostro, anziché un pozzo, c’è la statua dell’arcangelo. Gli archivi raccontano che la cittadinanza ringraziò le religiose: a quei tempi la realtà era letta con fede».
Oggi le persone si rivolgono alle suore per motivi diversi, spiegano: «Ci chiedono di pregare per i drammi delle famiglie: la perdita del lavoro, la tossicodipendenza dei figli, le gravi malattie». La fede, però, è la stessa: «Sentiamo dire che il mondo va verso la scristianizzazione. Eppure in tanti, nei momenti di crisi, chiedono una preghiera. Questo vorrà dire qualcosa, la luce della fede non è spenta». Con la preghiera «le tribolazioni non finiscono. Ma si ritrovano la serenità e la forza di sopportare le difficoltà».
La giornata nel convento inizia alle 6 con la lectio e prosegue ritmata tra il lavoro e la preghiera, la liturgia delle ore, fino alla compieta delle 21. Le religiose pregano nel presbiterio della chiesa, dietro all’altare: i fedeli sulle panche non le vedono, ma ne sentono le voci. Il vespro delle 18, in particolare, è recitato a cori alterni con l’assemblea. Ogni giorno ha lo stesso ritmo, ma sono tutti diversi, spiega sorridendo suor Maria Immacolata: «Sono in convento da 50 anni, ma non ho mai vissuto due giornate uguali, il tempo vola qui dentro».
Le Sacramentine hanno coniato il motto «adora et labora». Spiegano: «Il nostro carisma è l’adorazione eucaristica. Senza particolari preghiere o ragionamenti, ma riconoscendo la presenza di Gesù nel pane. È un po’ come chi sta al sole – conclude madre Enrica – e anche se non sa perché, si abbronza. Chi sta davanti all’Eucaristia, anche se non sa spiegarne il motivo, cambia il proprio modo di pensare e di vedere la vita». Ogni fedele può entrare nella chiesa monzese delle Sacramentine per adorare l’Eucaristia lì esposta. Tutti i giorni, da 150 anni. Era il 19 giugno 1859 quando la chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena e Santa Teresa d’Avila veniva affidata alle Sacramentine e, per la prima volta, veniva aperta al pubblico per l’adorazione. Da quel giorno le Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento, ordine claustrale, non hanno mai smesso di sostare di fronte al Corpo di Cristo, giorno e notte ininterrottamente, a turni, fino a oggi.La comunità monzese delle Sacramentine è composta da 26 suore tra i 40 e i 95 anni. Si trova all’incrocio tra via Italia e via Santa Maddalena, nel centro di Monza: alla fondatrice, madre Serafina, durante una visione mistica fu detto di stabilire l’adorazione in città, affinchè fosse comoda e accessibile per più persone possibile.Le Sacramentine sentono profondamente loro la città. Vivere la clausura, spiegano, non estrania dal contesto sociale. «I monzesi ci considerano un po’ come un “parafulmine” per la città», spiegano sorridendo la superiora, madre Enrica, e suor Maria Immacolata. Gli archivi del convento contengono numerosi episodi di grazie elargite per intercessione delle Sacramentine. Come all’inizio del secolo scorso, quando i disordini sindacali e le profanazioni che colpirono Milano non intaccarono Monza. «Un voto delle suore a San Michele – precisano le religiose – salvò la città. Ecco perché al centro del nostro chiostro, anziché un pozzo, c’è la statua dell’arcangelo. Gli archivi raccontano che la cittadinanza ringraziò le religiose: a quei tempi la realtà era letta con fede».Oggi le persone si rivolgono alle suore per motivi diversi, spiegano: «Ci chiedono di pregare per i drammi delle famiglie: la perdita del lavoro, la tossicodipendenza dei figli, le gravi malattie». La fede, però, è la stessa: «Sentiamo dire che il mondo va verso la scristianizzazione. Eppure in tanti, nei momenti di crisi, chiedono una preghiera. Questo vorrà dire qualcosa, la luce della fede non è spenta». Con la preghiera «le tribolazioni non finiscono. Ma si ritrovano la serenità e la forza di sopportare le difficoltà».La giornata nel convento inizia alle 6 con la lectio e prosegue ritmata tra il lavoro e la preghiera, la liturgia delle ore, fino alla compieta delle 21. Le religiose pregano nel presbiterio della chiesa, dietro all’altare: i fedeli sulle panche non le vedono, ma ne sentono le voci. Il vespro delle 18, in particolare, è recitato a cori alterni con l’assemblea. Ogni giorno ha lo stesso ritmo, ma sono tutti diversi, spiega sorridendo suor Maria Immacolata: «Sono in convento da 50 anni, ma non ho mai vissuto due giornate uguali, il tempo vola qui dentro».Le Sacramentine hanno coniato il motto «adora et labora». Spiegano: «Il nostro carisma è l’adorazione eucaristica. Senza particolari preghiere o ragionamenti, ma riconoscendo la presenza di Gesù nel pane. È un po’ come chi sta al sole – conclude madre Enrica – e anche se non sa perché, si abbronza. Chi sta davanti all’Eucaristia, anche se non sa spiegarne il motivo, cambia il proprio modo di pensare e di vedere la vita».