Fino al 2 settembre l'Opera Pia San Benedetto ospita un centro ricreativo diurno nel quale educatori, animatori e tanti giovanissimi sono coinvolti in una sfida formativa innovativa e originale
Annamaria BRACCINI
Redazione
La sfida educativa e chi sa raccoglierla con entusiasmo e attenzione. La bellezza degli spazi e la possibilità di crescere insieme. I più piccoli, i fratelli maggiori, gli educatori e gli adulti. Non è necessario fare ore di volo o cambiare latitudine per trovare luoghi dove i mille problemi della gioventù e le altrettante cattive notizie di ogni giorno paiono lontane. E può essere vicina la serenità che viene dal vivere insieme il periodo estivo con un progetto preciso di formazione.
Così accade a Trezzo sull’Adda, dove da anni – nel 2010 saranno cinquanta – l’Opera Pia San Benedetto (dal 2007 costituitasi in Fondazione) è una certezza per i bambini e i loro genitori. Una colonia per i mesi più caldi e di vacanza, ma che va al di là del concetto dell’oratorio feriale, pur condividendone l’ispirazione di base e la cultura. Un centro ricreativo diurno, sarebbe meglio chiamare questa realtà “alta” nei numeri, ma anche nella qualità della proposta offerta, con un’esperienza che affonda le sue radici, per gli spazi, addirittura nei secoli: basti pensare che fin dall’anno Mille il sito su cui sorge l’Opera apparteneva al locale priorato benedettino. Tanto che essa mantiene ancora, in un’unica proprietà, i terreni della donazione Mazza, dipendenti dalle cascine San Benedetto e Portesana, al cui fianco sorge oggi il Centro. Da qui il nome dell’opera, San Benedetto.
Tuttavia, sono il presente e il futuro la vera ricchezza su cui si lavora, con l’impegno di tanti: educatori, decine e decine di animatori e i ragazzi stessi. Organizzati, dalla fine di giugno al 2 settembre, in tre turni di frequenza per un totale di presenze che tocca le 1200 unità complessive. Dunque, allegria e giochi in riva all’Adda, tra i boschi e nelle due piscine, immersi nella natura, per un’esperienza che, evidentemente, non serve solo ai più piccoli o agli adolescenti, ma che realizza al meglio il criterio interpretativo dell’iniziativa.
«La fatica e la bellezza dell’educare significano appunto aiutare i ragazzi a crescere, offrendo figure adulte di riferimento e riposte credibili a domande che possono apparire semplici, ma che per loro sono quelle della vita», dice Ivano Zoppi, direttore laico della colonia. Un “lavoro” forte, insomma, in tutti i sensi, anche nelle cose più quotidiane, se solo si pensa, per esempio, che ogni giorno si cucinano e si consumano 40 chili di pasta e un centinaio di chili di pane, o che un buon numero di pullman accompagna i ragazzi ogni mattina alla colonia, riportandoli a pomeriggio inoltrato alle loro case. E se poi, al divertimento e alla vita sana, si aggiungono anche i laboratori, il cinema, l’aggregazione guidata, la ricetta è completa, anche per i più grandi, come Erica e Ilaria, universitarie e tutor del centro, che da questa loro esperienza prendono spunto anche per approfondire in concreto i loro studi formativi.
Insomma, «anche se molto è cambiato dai primi tempi fino a ora, dalle baracche a un moderno auditorium – ricorda con emozione e orgoglio Luciano Bassani, presidente e tra gli iniziatori dell’Opera -, la sfida rimane quella di sempre: educare». La sfida educativa e chi sa raccoglierla con entusiasmo e attenzione. La bellezza degli spazi e la possibilità di crescere insieme. I più piccoli, i fratelli maggiori, gli educatori e gli adulti. Non è necessario fare ore di volo o cambiare latitudine per trovare luoghi dove i mille problemi della gioventù e le altrettante cattive notizie di ogni giorno paiono lontane. E può essere vicina la serenità che viene dal vivere insieme il periodo estivo con un progetto preciso di formazione.Così accade a Trezzo sull’Adda, dove da anni – nel 2010 saranno cinquanta – l’Opera Pia San Benedetto (dal 2007 costituitasi in Fondazione) è una certezza per i bambini e i loro genitori. Una colonia per i mesi più caldi e di vacanza, ma che va al di là del concetto dell’oratorio feriale, pur condividendone l’ispirazione di base e la cultura. Un centro ricreativo diurno, sarebbe meglio chiamare questa realtà “alta” nei numeri, ma anche nella qualità della proposta offerta, con un’esperienza che affonda le sue radici, per gli spazi, addirittura nei secoli: basti pensare che fin dall’anno Mille il sito su cui sorge l’Opera apparteneva al locale priorato benedettino. Tanto che essa mantiene ancora, in un’unica proprietà, i terreni della donazione Mazza, dipendenti dalle cascine San Benedetto e Portesana, al cui fianco sorge oggi il Centro. Da qui il nome dell’opera, San Benedetto.Tuttavia, sono il presente e il futuro la vera ricchezza su cui si lavora, con l’impegno di tanti: educatori, decine e decine di animatori e i ragazzi stessi. Organizzati, dalla fine di giugno al 2 settembre, in tre turni di frequenza per un totale di presenze che tocca le 1200 unità complessive. Dunque, allegria e giochi in riva all’Adda, tra i boschi e nelle due piscine, immersi nella natura, per un’esperienza che, evidentemente, non serve solo ai più piccoli o agli adolescenti, ma che realizza al meglio il criterio interpretativo dell’iniziativa.«La fatica e la bellezza dell’educare significano appunto aiutare i ragazzi a crescere, offrendo figure adulte di riferimento e riposte credibili a domande che possono apparire semplici, ma che per loro sono quelle della vita», dice Ivano Zoppi, direttore laico della colonia. Un “lavoro” forte, insomma, in tutti i sensi, anche nelle cose più quotidiane, se solo si pensa, per esempio, che ogni giorno si cucinano e si consumano 40 chili di pasta e un centinaio di chili di pane, o che un buon numero di pullman accompagna i ragazzi ogni mattina alla colonia, riportandoli a pomeriggio inoltrato alle loro case. E se poi, al divertimento e alla vita sana, si aggiungono anche i laboratori, il cinema, l’aggregazione guidata, la ricetta è completa, anche per i più grandi, come Erica e Ilaria, universitarie e tutor del centro, che da questa loro esperienza prendono spunto anche per approfondire in concreto i loro studi formativi.Insomma, «anche se molto è cambiato dai primi tempi fino a ora, dalle baracche a un moderno auditorium – ricorda con emozione e orgoglio Luciano Bassani, presidente e tra gli iniziatori dell’Opera -, la sfida rimane quella di sempre: educare».