Sempre più diffusa la disaffezione alla scuola, l'abuso di nuove droghe e alcol tra i giovani per aumentare le loro "prestazioni"
Pino NARDI
Redazione
Nuove emergenze educative a Milano. Un capitolo delicato che angoscia non poche famiglie, che stanno cambiando pelle: non più luogo di trasmissione di valori, piuttosto basato su vincoli di affettività spesso in difficoltà nell’offrire riferimenti normativi sicuri. Questo comporta anche nuove forme di disagio tra gli adolescenti. In particolare, sono sempre più diffuse le situazioni di disaffezione alla scuola, pur tra ragazzi che non hanno problemi di tipo psicologico né carenze culturali. In aumento anche l’autoreclusione e la dipendenza dagli strumenti informatici. Nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi che appaiono normali e che rimangono ricchi di competenze e capaci di socialità non appena le condizioni esterne cambiano (ed esempio, con l’arrivo delle vacanze estive). Sempre più frequente tra i giovani è poi l’abuso di alcol e l’uso di nuove droghe. Per queste ultime, cambiano rispetto al passato sostanze e modalità di consumo: accanto alla cannabis e all’alcol, sono sempre più diffuse le droghe sintetiche e quelle "prestazionali" come la cocaina. «Il ritratto di chi fa uso abituale di droghe – sottolinea lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet, che ha realizzato uno dei capitoli del Rapporto – è sovente quello di un adolescente con buone relazioni sociali, che ricorre alle sostanze non per astrarsi dalla realtà o farsi del male, ma per aumentare le proprie prestazioni e le proprie capacità, o per gestire con maggior tranquillità l’impatto con i propri compiti relazionali». Aumenta anche il bullismo tra i più giovani. Sottolinea Charmet: «Nonostante questi fenomeni coinvolgano in genere due personaggi, la vittima e il persecutore, tutti i tentativi di intervento che sono stati fatti coinvolgendo unicamente questi singoli attori non sono sembrati efficaci». Drammatico anche un altro dato: il 7% degli adolescenti mostra un livello di rischio elevato di propensione al suicidio. In tutti i Paesi europei e non solo, è una delle prime cause di mortalità per i giovani tra i 15-24 anni di età. La relazione tra gli adolescenti e l’idea della morte volontaria, afferma lo psichiatra, «non sembra quasi mai caratterizzata dalla presenza di disturbi psichici evidenti, ma piuttosto sembra costituire il segnale di una transizione estremamente critica verso l’età adulta». Nuove emergenze educative a Milano. Un capitolo delicato che angoscia non poche famiglie, che stanno cambiando pelle: non più luogo di trasmissione di valori, piuttosto basato su vincoli di affettività spesso in difficoltà nell’offrire riferimenti normativi sicuri. Questo comporta anche nuove forme di disagio tra gli adolescenti. In particolare, sono sempre più diffuse le situazioni di disaffezione alla scuola, pur tra ragazzi che non hanno problemi di tipo psicologico né carenze culturali. In aumento anche l’autoreclusione e la dipendenza dagli strumenti informatici. Nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi che appaiono normali e che rimangono ricchi di competenze e capaci di socialità non appena le condizioni esterne cambiano (ed esempio, con l’arrivo delle vacanze estive). Sempre più frequente tra i giovani è poi l’abuso di alcol e l’uso di nuove droghe. Per queste ultime, cambiano rispetto al passato sostanze e modalità di consumo: accanto alla cannabis e all’alcol, sono sempre più diffuse le droghe sintetiche e quelle "prestazionali" come la cocaina. «Il ritratto di chi fa uso abituale di droghe – sottolinea lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet, che ha realizzato uno dei capitoli del Rapporto – è sovente quello di un adolescente con buone relazioni sociali, che ricorre alle sostanze non per astrarsi dalla realtà o farsi del male, ma per aumentare le proprie prestazioni e le proprie capacità, o per gestire con maggior tranquillità l’impatto con i propri compiti relazionali». Aumenta anche il bullismo tra i più giovani. Sottolinea Charmet: «Nonostante questi fenomeni coinvolgano in genere due personaggi, la vittima e il persecutore, tutti i tentativi di intervento che sono stati fatti coinvolgendo unicamente questi singoli attori non sono sembrati efficaci». Drammatico anche un altro dato: il 7% degli adolescenti mostra un livello di rischio elevato di propensione al suicidio. In tutti i Paesi europei e non solo, è una delle prime cause di mortalità per i giovani tra i 15-24 anni di età. La relazione tra gli adolescenti e l’idea della morte volontaria, afferma lo psichiatra, «non sembra quasi mai caratterizzata dalla presenza di disturbi psichici evidenti, ma piuttosto sembra costituire il segnale di una transizione estremamente critica verso l’età adulta».