Il filosofo ha tenuto una conversazione su Teresa di Gesù e Giovanni della Croce al Monastero delle Carmelitane scalze. Ricordata la Superiora della comunità, Madre Maria Elisabetta della Trinità, a cinque anni dalla morte

Saverio CLEMENTI
Redazione

Teresa di Gesù e Giovanni della Croce: due mistici e due amici. Due grandi figure uscite dalla Spagna del 1500, quella del Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, che hanno profondamente inciso nella spiritualità del cattolicesimo. Ad affrontare un argomento non certo tra i più abbordabili da un grande pubblico è stato Massimo Cacciari, preside della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita Salute San Raffaele, che ha sede a Cesano Maderno, nonché sindaco di Venezia. Non è bastata la chiesetta del Monastero delle Carmelitane scalze di Legnano a contenere le tante persone arrivate ad ascoltare la conversazione. Una vasta sala è stata attrezzata con uno schermo per offrire a tutti la possibilità di seguire comodamente seduti l’incontro. Tra i presenti don Luigi Maria Verzè, fondatore dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Cacciari ha inquadrato la figura di Teresa di Gesù e di Giovanni della Croce nel solco di una mistica che ha addentellati in esperienze precedenti ebraiche e islamiche tipiche di un Paese che aveva conosciuto l’influenza di entrambe quelle culture. Teresa è però una mistica “attiva”, gira in continuazione e fonda monasteri; al contrario Giovanni esprime una sensibilità di stampo platonico, più cerebrale. Se per la prima centrale è la figura del castello, la meta tanto agognata dove raggiungere l’amato, per il secondo prevale il tema della notte, del prigioniero tenuto in fondo alla caverna senza neppure la coscienza della propria condizione. Teresa di Gesù e Giovanni della Croce: due mistici e due amici. Due grandi figure uscite dalla Spagna del 1500, quella del Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, che hanno profondamente inciso nella spiritualità del cattolicesimo. Ad affrontare un argomento non certo tra i più abbordabili da un grande pubblico è stato Massimo Cacciari, preside della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita Salute San Raffaele, che ha sede a Cesano Maderno, nonché sindaco di Venezia. Non è bastata la chiesetta del Monastero delle Carmelitane scalze di Legnano a contenere le tante persone arrivate ad ascoltare la conversazione. Una vasta sala è stata attrezzata con uno schermo per offrire a tutti la possibilità di seguire comodamente seduti l’incontro. Tra i presenti don Luigi Maria Verzè, fondatore dell’Ospedale San Raffaele di Milano.Cacciari ha inquadrato la figura di Teresa di Gesù e di Giovanni della Croce nel solco di una mistica che ha addentellati in esperienze precedenti ebraiche e islamiche tipiche di un Paese che aveva conosciuto l’influenza di entrambe quelle culture. Teresa è però una mistica “attiva”, gira in continuazione e fonda monasteri; al contrario Giovanni esprime una sensibilità di stampo platonico, più cerebrale. Se per la prima centrale è la figura del castello, la meta tanto agognata dove raggiungere l’amato, per il secondo prevale il tema della notte, del prigioniero tenuto in fondo alla caverna senza neppure la coscienza della propria condizione. Splendido esempio La conversazione ha celebrato degnamente il quinto anniversario della morte di Madre Maria Elisabetta della Trinità, splendida figura di donna e religiosa scomparsa il 24 febbraio 2004 dopo aver trascorso molti anni all’interno del Monastero di via del Carmelo, dove è stata a lungo anche Superiora della comunità.Passa il tempo, ma il ricordo di Madre Elisabetta resta sempre vivo, a conferma di quanto ha inciso nel tessuto civile ed ecclesiale di Legnano, ma non solo. Non è un caso che, poco dopo la sua scomparsa, l’Amministrazione comunale deliberò di attribuirle, la benemerenza civica alla memoria. La comunità delle Carmelitane scalze ha inoltre pubblicato per l’anniversario un volumetto dal titolo Venite a me…, che raccoglie alcune riflessioni tenute da Madre Elisabetta alle sue consorelle. «Sono stralci dei nostri appunti – scrivono nella prefazione – che ancora oggi, a distanza di cinque anni dalla sua morte, restano suggerimenti vivi per leggere dentro al nostro quotidiano gli appuntamenti silenziosi che lo Spirito ci chiama a vivere».

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