Dopo l’assegnazione dei Giochi invernali all’Italia, parte la sfida per rendere l’evento unico, in termini di responsabilizzazione dei volontari, di coinvolgimento del territorio e di valorizzazione dello sport di base. Le proposte di Massimo Achini, presidente del Csi Milano

di Massimo ACHINI
Presidente del Csi Milano

olimpiadi
I ragazzi degli oratori ambrosiani in piazza Gae Aulenti in attesa dell'assegnazione

Che emozione! Abbiamo vinto. L’Italia ha vinto. Milano e Cortina hanno vinto. Lo sport ha vinto.
Quando il presidente del Cio Thomas Bach ha preso in mano la busta con il nome per decretare la sede delle Olimpiadi del 2026 tutto il Paese ha trattenuto il fiato. Aperta la busta, quando è comparso il nome Milano-Cortina, un grido di gioia ha contagiato tutti. Un emozione incredibile.

Abbiamo vinto! Ma non ci accontentiamo. Ci piace immaginare che vinceremo due volte. Ci piace immaginare che l’Olimpiade di Milano – Cortina sarà un’Olimpiade diversa.

Di solito lo sport di base resta “ai margini” del percorso di una candidatura olimpica. Viene coinvolto al ultimo momento per riempire gli stadi con i ragazzi, per portare un po’ di “truppe cammellate” dove servono e per recuperare di corsa i volontari che mancano.
Noi sogniamo tutta un’altra storia.
A noi piace pensare a un’Olimpiade che nasce e cresce sul territorio, tra la gente che dedica allo sport e ai suoi valori educativi una parte importante della propria vita. A noi piace pensare a un‘Olimpiade che genera entusiasmo nei piccoli gruppi sportivi d’oratorio e di quartiere. A un’Olimpiade “umana” che riesce a spogliarsi della freddezza del “grande evento” per diventare motore di umanità nella comunità.

Siamo gente concreta e quindi avanziamo qualche proposta operativa.

Il Passaporto dei volontari

Sarebbe bello individuare entro dicembre 2020 2000 giovani e accompagnarli al 2026 fornendo loro, alla fine di un percorso formativo, il passaporto di volontario di Milano Cortina 2026. Di solito i volontari alle Olimpiadi sono manovalanza. Tengono in mano un cartello in aeroporto, indicano l’ingresso in uno stadio e via dicendo… Sono reclutati all’ultimo e di corsa. Che bello invece «puntare sui giovani» per affidare a loro il compito di testimoniare nel 2026 una Milano che accoglie, che sorprende, che prende per mano e sorride. Pensiamo a un percorso fatto di cultura sportiva, di esperienze in altri grandi eventi, di solidarietà sul territorio… L’Olimpiade lascerebbe a Milano in eredità più di 2000 giovani che hanno vissuto la dimensione del servizio in pienezza e consapevolezza. Un bel patrimonio.

La più grande manifestazione giovanile

Nel 2026 tutti gli occhi del mondo saranno su Milano e Cortina. Da noi arriveranno tutti i membri del Cio. Allora sorprendiamoli. Mettiamo in piedi la più grande manifestazione di attività giovanile mai vista, coinvolgendo tutte le società sportive del territorio. Abbiamo 6 anni di tempo per prepararci. Le Olimpiadi degli Oratori dimostrano che cose del genere sono possibili. Pensate all’immagine di una città che per ospitare le Olimpiadi organizza la più grande manifestazione giovanile mai fatta in Italia. È un messaggio bello, chiaro e forte, a un mondo dello sport (e forse anche della società di oggi) che ha bisogno di messaggi così.

Una immensa azione di responsabilità sociale

I dati sono già pubblici. Un primo studio dell’Università La Sapienza di Roma stima che Milano-Cortina 2026 chiuderà con un saldo positivo di 186 milioni di euro. Bene. Noi proponiamo di darne il 20% (36 milioni di euro) allo sport di base. Sinceramente non ci sembra che il 20% sia “tanto o troppo”, forse “troppo poco”, ma andrebbe benissimo così.

Non solo. Ci piace immaginare anche un’azione di responsabilità sociale innovativa a favore dei piccoli gruppi sportivi del territorio. Gli sponsor dedicano il 5% dei loro investimenti nelle Olimpiadi a un fondo per lo sport di base. Il 5% della vendita dei biglietti finisce lì. Magari il 2% (basterebbe) dei diritti televisivi. E via dicendo, coinvolgendo tutti i partner dell’Olimpiade. Resterebbe un bel “gruzzoletto” per sostenere l’azione quotidiana delle piccole società sportive di quartiere e oratorio. Quelle dove un contributo di 2500 euro cambia la vita in una stagione sportiva.

Una precisazione. Dando un occhiata a queste proposte qualcuno potrebbe dire: «Non male, ma sono assolutamente dettagli rispetto alla grandezza di un’Olimpiade che si svolge in Italia». Non è così.
Non si tratta di un “pallino”, ma di una necessità. Basta guardare lo Statuto del Cio per rendersi conto che quello che abbiamo scritto sopra rientra a tutto tondo nella vera finalità di un Olimpiade.
Siamo in buone mani. Conosciamo la sensibilità del Presidente del Coni Malagò, di Diana Bianchedi, del Sindaco Sala, del Governatore Fontana, del sottosegretario Giorgetti. Affidiamo loro il fatto di provare a far vincere l’Italia due volte con un edizione delle Olimpiadi 2026 che resti nella storia.

Noi, cioè quelli dello sport in Oratorio, ci siamo. Questo è sicuro.

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