Il caro-case mette in fuga ceto medio, giovani e famiglie, “cuore vivo” della città. Esito anche di scelte urbanistiche che privilegiano i grandi investitori immobiliari. Ne parla «Il Segno» di maggio, videointervista alla studentessa “accampata” davanti al Politecnico

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Foto Andrea Cherchi

Che abitare a Milano sia diventato un lusso è un fatto. Quello su cui non ci si interroga forse abbastanza è il perché questo sia successo e se sia un bene o un male. È quello che cerca di fare la storia di copertina del numero di maggio de Il Segno, il mensile della diocesi di Milano.

«Bella senz’anima» è questa l’immagine della città che traccia in apertura Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano. La città non perde abitanti, ma è in atto un processo di sostituzione che ne sta cambiando il profilo antropologico: vanno via alcune categorie come giovani famiglie e commercianti e arrivano uomini d’affari, manager, abitanti temporanei e di passaggio. In questo modo però Milano perde la sua anima storica. Perché è successo? Perché la città, nonostante riesca ancora a raccontarsi come green, di fatto, appena ha un francobollo di suolo lo riempie di cemento. Con tutte le conseguenze del caso sul mercato immobiliare.

Le storie

A testimoniare questa tendenza ci sono le due storie “parallele” raccontate dal mensile diocesano: quella di una giovane famiglia, radicatissima da generazioni nel quartiere negli anni ribattezzato “Nolo” ed espulsa dalla gentrificazione; e quella di un manager francese stabilitosi a Milano con la sua famiglia dopo varie esperienze internazionali, attratto dal clima che si respirava in città dopo Expo. Ulteriore conferma alle teorie di Granata arriva da un’altra testimonianza, quella del sindaco di Seregno, che racconta cosa succede quando tanti milanesi si trasferiscono in provincia.

Completano la storia di copertina due interviste. Pierfrancesco Maran, attuale assessore alla Casa e Piano quartieri, racconta la strategia dell’Amministrazione per ridurre un’altra piaga dell’abitare a Milano, il caro affitti. Gabriele Rabaiotti, ex assessore a Welfare e casa e urbanista presso il Politecnico di Milano, esprime al contrario la sua perplessità sul progetto della “Società Casa” per l’edilizia popolare avanzato dal Comune: per evitare che le case popolari diventino dei ghetti è necessario aumentare e non diminuire la presenza del pubblico, il solo soggetto in grado di favorire relazioni e processi virtuosi sia all’interno delle case popolari, sia con la città intorno.

Sul sito del Segno si può acquistare il singolo numero della rivista, sia in versione cartacea che digitale, oppure sottoscrivere un abbonamento annuale.

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