L'associazione culturale italo-egiziana favorisce l’inserimento scolastico, lavorativo e sociale di giovani e giovanissimi immigrati. Nei prossimi giorni incontro con l’Arcivescovo
di Giovanni
CONTE
C’è una località in Egitto, a poco più di un’ora dal Cairo, conosciuta come «l’ultimo quartiere di Milano», dato che parecchi uomini partono da lì per venire a costruire il loro futuro nel capoluogo lombardo. Come Mahmoud, 16enne partito nel 2010 per un viaggio avventuroso attraverso la Libia, il Mediterraneo e l’approdo in Sicilia, dove vive per un anno in una Comunità per minori, prima di risalire verso il Nord. All’arrivo a Milano viene ospitato da un cugino e, tramite un conoscente, trova lavoro in un’impresa edile. Il suo percorso di integrazione viene facilitato da una scuola di italiano frequentata a Rogoredo. Oggi lavora regolarmente e ha una certa tranquillità economica, tanto che riesce periodicamente a inviare un po’ di denaro ai suoi genitori a Tatun. Gli manca solo una famiglia tutta sua.
Mahmoud è un nome di fantasia, ma la vicenda è reale o verosimile e darà lo spunto per raccontare le storie positive di integrazione a Milano al centro di un incontro in programma nei prossimi giorni tra l’Arcivescovo e i rappresentanti di ShebSheb, associazione culturale italo-egiziana impegnata appunto sul fronte dell’inserimento, in particolare degli egiziani, che nel capoluogo lombardo hanno la loro più popolosa comunità del nostro Paese.
Quello di ShebSheb (che ha sede in via Abbiati 4; tel 328.4278940; shebsheb.milano@gmail.com) è un progetto per “unire”, nato in seguito a un’esperienza di volontariato condotta nella Caritas parrocchiale di Santa Maria delle Grazie al Naviglio e all’insegnamento dell’italiano in diverse associazioni e realtà di ispirazione cattolica (Arcobaleno, Coop. La Strada, Fondazione casa del Giovane “La Madonnina”).
A chi si rivolge
Si rivolge da un lato a giovani lavoratori o in fase di inserimento lavorativo, con percorsi di “cittadinanza attiva” che si basano sull’insegnamento della lingua italiana e che si articolano in corsi per la patente (dal 2017 110 partecipanti), corsi tecnici e di sicurezza sul lavoro in ambito edile (quest’anno 15 partecipanti) e corsi propedeutici agli esami di certificazione linguistica per il raggiungimento dei livelli A2 (permesso di soggiorno di lungo periodo) e B1 (cittadinanza), con 210 frequentanti dal 2017 a oggi. Prevede inoltre percorsi di condivisione e trasmissione delle competenze raggiunte alle generazioni immigrate più giovani, attraverso interventi di mediazione culturale o formazione in specifici ambiti lavorativi.
Inoltre il progetto è indirizzato anche ad adolescenti (16-18 anni), minori non accompagnati, collocati nelle comunità di Milano e provincia o ricongiunti alle famiglie già precedentemente immigrate nel capoluogo lombardo. Per loro si organizzano percorsi scolastici di primo livello (ex licenza media), con ampliamento dell’offerta formativa attraverso laboratori di cucina, edilizia e informatica e attività personalizzate di sostegno allo studio per i ragazzi frequentanti, nonché – per i ragazzi appena arrivati – percorsi di insegnamento dell’italiano. Gli adolescenti sono di varia nazionalità: Kosovo, Albania, Turchia, Pakistan, Bangladesh, Giordania, Egitto, Algeria, Tunisia, Marocco, Mali, Senegal, Gambia, Guinea Bissau, Guinea Conakry, Costa d’Avorio, Benin, Nigeria, Somalia, Eritrea ed Etiopia. Dal 2015 il percorso di primo livello è stato seguito da 180 ragazzi, quello di alfabetizzazione da 200: la certificazione delle competenze è stata raggiunta dal 96% degli iscritti e frequentanti.
La collaborazione con la scuola
Per queste attività, fondamentale è la collaborazione con le istituzioni scolastiche e in particolare con il Cpia5 Milano (Centro Provinciale Istruzione degli Adulti), grazie anche alla particolare sensibilità dimostrata dal Dirigente scolastico: ciò permette di condividere con la scuola statale i percorsi formativi e di ottenere da essa la certificazione delle competenze raggiunte. Al sostegno scolastico fornito da ShebSheb concorrono ogni anno 15 formatori volontari, mentre i professionisti impegnati come formatori per i laboratori sono stati 22 nei 6 anni del progetto.
Le attività formative si svolgono presso diversi plessi del Cpia5 e presso la parrocchia dell’Annunciazione di Affori. Le attività di laboratorio si svolgono invece presso il Centro Forestazione Urbana del Bosco in Città a Milano (per quanto riguarda l’edilizia) e presso l’Associazione “Madia” nella parrocchia di Santa Maria Assunta in Turro (per quanto riguarda la cucina).
All’incontro con l’Arcivescovo saranno presenti e porteranno le loro testimonianze i responsabili dell’associazione, gli insegnanti, dieci adolescenti stranieri e cinque adulti egiziani.