Nell'Aula magna della Mangiagalli la benedizione della prima pietra: «La presenza di Dio aiuti tutti coloro che qui lavorano e propizi un'alleanza di valori e di motivazioni nel sostenere questo progetto»
di Annamaria
BRACCINI
Un ospedale aperto e accessibile, non solo ai pazienti e famiglie, ma a tutta la città. La posa della prima pietra del nuovo Policlinico di Milano si tinge di grandi attese e di speranze per un’opera impegnativa, come la definisce l’Arcivescovo che la benedice in una gremitissima Aula magna della Clinica Mangiagalli. Per l’occasione, oltre a clinici di fama, medici, infermieri, personale e volontari di tante associazioni, ci sono i vertici della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, con il presidente Marco Giachetti, il direttore generale Ezio Belleri e il Cda. Non mancano il sindaco di Milano Giuseppe Sala e Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia.
Di un grande progetto «che inizia oggi e che ci accompagnerà per 1000 giorni» (si calcola che i lavori dureranno per l’esattezza 880 giorni), parla Giachetti, aprendo la conferenza stampa di presentazione, nella quale prende la parola l’Arcivescovo, anche nella sua veste di parroco di Santa Maria Annunciata, parrocchia del Policlinico.
L’intervento dell’Arcivescovo
La sua riflessione parte dall’icona biblica della casa costruita sulla roccia che non crolla: «Questo progetto tanto desiderato ed elaborato, che arriva al suo inizio di realizzazione, è un impegno importante per tutta la città. La casa è costruita sulla roccia da quell’uomo saggio che mette in pratica la Parola di Dio. Mi sono allora chiesto quale può essere la roccia su cui poggia un’impresa laica come è la costruzione di un ospedale». È la Parola, «che non è soltanto un libro o un insieme di precetti, ma che fa, degli uomini e delle donne, dei fratelli e sorelle. La roccia non è un progetto ambizioso, avere la quantità di denaro sufficiente o una buona intenzione: è l’alleanza tra coloro che vogliono questa impresa, tra quelli che vi mettono mano perché vada a buon fine. Sono qui a benedire per invocare che la presenza di Dio aiuti tutti coloro che qui lavorano e che avranno responsabilità in questo progetto con quella coesione costruttiva basata su valori condivisi che è un fondamento solido». Fondamento che, tuttavia, da solo non è sufficiente, «perché occorre avere una prospettiva, una visione che deve essere anch’essa basata sulla condivisione di valori e di motivazioni che è cosa più grande dei buoni propositi, delle competenze, delle risorse disponibili. Invoco che il Signore propizi questa alleanza nel sostenere tale progetto e nel portarlo a compimento».
Poi, la preghiera di benedizione e la firma della pergamena che, a ricordo, viene inserita nella pietra, posta nel cantiere di costruzione e, a lavori ultimati, situata al centro del nuovo Policlinico. In questo modo il più antico ospedale della città, fondato nel 1456, si apre al futuro con il grande complesso che prevede un Edificio Sud – dedicato alla donna, al bambino, al neonato e alla coppia anche con un’area urgenza -, uno Nord per le attività medico-chirurgiche (entrambi gli edifici di 7 piani) e un Corpo centrale di 3 piani con 21 sale operatorie e l’area parto. Una galleria pedonale e un inedito Giardino terapeutico sopraelevato, dell’estensione pari al Duomo, completano il plesso, il cui cantiere, attualmente, vanta una superficie di 23 mila metri quadri.
Il costo complessivo per la realizzazione delle opere richieste dal bando è di 201 milioni di euro. Di questi, 135 milioni sono stati ricavati dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare (attraverso il Fondo Ca’ Granda, appositamente costituito e dedicato al social housing), 30 milioni stanziati da Regione Lombardia e 36 milioni previsti dal Ministero della Salute.