Bollette di luce e gas impattano pesantemente su bilanci familiari già “poveri”. In Caritas un ufficio apposito e un progetto avviato a Quarto Oggiaro per favorire negli utenti conoscenze e consapevolezze in ordine a stili di vita più sostenibili
di Paolo
BRIVIO
Ce lo insegna l’esperienza quotidiana di consumatori e cittadini. E lo ribadiscono autorevoli organizzazioni e istituti di ricerca. L’inflazione, trainata dall’impennata dei prezzi per l’energia, colpisce il portafoglio di cittadini e imprese. Ma impatta con maggior violenza sulle condizioni di vita di milioni di persone che, in Italia, si trovano sulla soglia della povertà. I quasi 5 milioni di occupati “non standard” calcolati da Istat (quelli con contratti a tempo determinato o part time non volontari, e in quanto tali “vulnerabili”), i 4,5 milioni di lavoratori con salari sotto i 9 euro all’ora certificati da Inps: in quest’area vanno cercati coloro che, più di altri, nell’attuale contingenza storica ed economica, rischiano di doversi misurare con lo spettro della “povertà energetica”.
Spese incomprimibili
La quale, peraltro, è un concetto ben più complesso della semplice difficoltà a pagare bollette e utenze. Lo sanno bene in Caritas Ambrosiana, dove da oltre un anno si sono dotati di un ufficio apposito. «Le spese per l’energia, nel quadro più vasto delle spese per la casa, pesano più di altre sui redditi delle persone, perché di fatto incomprimibili – spiega Luciano Gualzetti, direttore dell’organismo pastorale -. In una stagione di difficoltà, una famiglia può fare a meno di un abito o di un viaggio, e persino rimandare un ciclo di cure, ma non può rinunciare a scaldare o illuminare l’alloggio. Bisogna scongiurare il rischio che tante persone cadano in povertà, o vedano inasprita la propria condizione di indigenza, a causa degli aumenti che interessano il settore. È uno sforzo cruciale in questa fase storica. Anche per evitare che interi ceti sociali siano esclusi, o si sentano esclusi, dai mutamenti richiesti dalla transizione ecologica. Che per avere successo, non può essere riservata a quelli che se la possono permettere».
Un lavoro culturale
Questo impegno richiede, oltre a un’inevitabile dimensione assistenziale, un intenso lavoro educativo e culturale, per incidere in maniera strutturale sulle cause della povertà, prevenendole e rimuovendole. Lo hanno confermato gli esiti di “Energia in periferia”, progetto avviato giusto un anno fa nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro, voluto e finanziato da Banco dell’energia Onlus, in collaborazione con NextEnergy Foundation, e soprattutto con i centri d’ascolto Caritas e San Vincenzo del quartiere. «Abbiamo coinvolto 103 famiglie, molte sostenute con il pagamento di bollette, ben 81 coinvolte in 5 incontri di gruppo e 90 in colloqui individuali – contabilizza Sergio Legramandi, responsabile decanale Caritas e “motore” operativo del progetto -. Non ci siamo limitati, insomma, a un’opera di contrasto materiale della povertà: abbiamo agito per l’accrescimento di conoscenze e consapevolezze, già incisive nel presente, e si spera in grado anche in futuro di alimentare comportamenti sostenibili dal punto di vista sia dei bilanci famigliari, sia dell’impatto ecologico».
«Servirebbe un tutor…»
Saper leggere una bolletta, scegliere un fornitore senza limitarsi alla prima promozione telefonica, acquistare un elettrodomestico considerando anche la sua classe energetica, tenersi informati sui bonus sociali e saperli richiedere alle amministrazioni pubbliche: «Su questi e altri versanti abbiamo offerto accompagnamento e consigli, capaci di incidere nella quotidianità di individui e famiglie – spiega Legramandi -. È un lavoro complesso ma cruciale, per il quale sempre più anche i nostri servizi e i nostri sportelli dovranno sapersi attrezzare. Sarebbe bello che ogni centro d’ascolto si dotasse di un Ted…».
Legramandi lo è diventato, un Ted. Cioè un Tutor per l’energia domestica. In capo a un corso online di 40 ore organizzato da Aisfor, associazione che opera nell’ambito di Assist, progetto Ue che mira a incentivare il risparmio energetico tra i consumatori domestici. «Il nostro compito – sintetizza Legramandi – è aiutare i cittadini, in particolare quelli vulnerabili, a decodificare la complessità che si annida in tante scelte che hanno a che vedere con l’energia».
Formare cittadini attivi, insomma, non meri recettori di un’assistenza a lungo andare deresponsabilizzante: «Puntiamo a questo – conclude Chiara Lucchin, responsabile dell’Area povertà energetica di Caritas Ambrosiana, che collabora anche all’articolato progetto “Milano inclusiva per ridurre la povertà energetica”, finanziato da Fondazione Snam e Compagnia di San Paolo e realizzato insieme a Comune di Milano, Fratello Sole e Cascina Cuccagna –. L’iniziativa di Quarto Oggiaro, oltre a insegnarci a lavorare all’interno di partenariati nuovi, con soggetti anche del settore profit, ci ha confermato che le persone sono contente di essere messe in grado di fare scelte sul proprio futuro. La lotta alla povertà deve essere generativa di consapevolezze e abilità, non solo portatrice di pur doverosa assistenza: solo così può trasformare davvero la realtà, degli individui e delle comunità».