È mancata la Piccola Apostola già Direttore sanitario dell’Associazione, una vita dedicata ai bambini con disabilità. I funerali giovedì 23 luglio nell’Auditorium del Centro

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Giaele Spreafico

Si è spenta il 21 luglio Giaele Spreafico, medico e neuropsichiatra infantile, già Direttore sanitario della Nostra Famiglia e dell’Istituto Scientifico Eugenio Medea fin dalla sua costituzione, nel 1985. A dare l’annuncio sono stati l’Istituto secolare delle Piccole Apostole della Carità e l’Associazione La Nostra Famiglia.

Classe 1928, Giaele è entrata in comunità nel 1954 e – insieme alla sorella Zaira, storica Presidente dell’Associazione – si è subito dedicata professionalmente e umanamente ai bambini con disabilità, come ricorda la Responsabile generale dell’Istituto Daniela Fusetti: «Ha testimoniato il Vangelo servendo i bambini con disabilità e le loro famiglie con grande amore e competenza e ha trascorso i suoi ultimi anni nella preghiera e nell’attenzione partecipe alla vita della Chiesa, del mondo e della Comunità. Siamo grate al Signore per il dono della sua presenza nella nostra fraternità, esempio di dedizione e testimone autentica della carità dei primi cristiani. La pensiamo nel bel Paradiso insieme al beato Luigi Monza, all’amata sorella Zaira e a tutta la Comunità del Cielo».

Laureata in Medicina presso l’Università degli Studi di Milano, specializzata in malattie nervose e in neuropsichiatria, Giaele è stata direttore del Corso di Fisiopatologia e della Scuola per terapisti della Riabilitazione di Bosisio Parini e ha dato avvio al Corso per terapisti della riabilitazione a Conegliano. Direttrice della rivista scientifica Child Development & Disabilities, è stata Presidente del Comitato etico dell’Associazione dal suo nascere fino al 2006.

Numerose le collaborazioni nelle società scientifiche, negli enti sanitari territoriali e ospedali per consulenze specifiche in particolare sul territorio lombardo, diverse le collaborazioni a livello regionale e nazionale su specifiche tematiche legate alla disabilità e alla riabilitazione.

«Quel che colpiva era la preparazione, ma anche la dedizione, la tenacia, la determinazione con cui Giaele affrontava la professione, intesa come missione che si rinnovava ogni qual volta visitasse un bambino – ricorda Domenico Galbiati, presidente della Commissione per la ricerca alla Nostra Famiglia -. Se idealmente li convocassimo tutti, in ogni volto di questa folla sterminata, Giaele riconoscerebbe la singolarità della storia clinica e umana di ogni bambino. Le sue diagnosi cliniche, le valutazioni funzionali, le prognosi erano sempre rigorosamente oggettive, eppure andava sempre alla ricerca di quel margine di funzione residua che, per limitato che fosse, lasciasse ai genitori un respiro di fiducia o di speranza. Non alimentava facili illusioni, ma sapeva quale via crucis interiore, quanta sofferenza, quanto tempo fosse necessario perché una madre – spesso più faticosamente, un padre – riconoscesse, confessasse a se stessa, quello che i suoi occhi già vedevano e sapeva benissimo, pur non potendolo ammettere».

Quelli in cui Giaele iniziò a operare erano gli anni pionieristici – fine anni Cinquanta, primi anni Sessanta – in cui la riabilitazione letteralmente nasceva nei primi centri de La Nostra Famiglia e le prime norme legislative, via via, cominciavano a darle un inquadramento istituzionale organico.

Nasceva, si può dire, una scuola, uno stile, quell’impronta tipica de La Nostra Famiglia in cui competenza tecnica e responsabilità morale nei confronti del piccolo paziente raccomandata dal Fondatore, il “bene fatto bene”, lo spirito dell’accoglienza e della famiglia, l’attenzione costante al dato clinico, il diritto alla salute del bambino, la consapevolezza della specificità sanitaria dell’intervento, si fondevano in un tutt’uno, nelle cui pieghe fermentava, fin da allora, quella scientificità dell’intervento rivolto al paziente che via via si imponeva e orientava alla ricerca di nuove metodiche riabilitative e delle stesse basi neurofisiologiche dei quadri nosografici osservati.

«Giaele non concepiva un intervento riabilitativo settoriale, bensì una presa in carico coinvolgente – continua Galbiati -. Non curava, in astratto, un deficit o, sia pure una sindrome, ma una persona e una vita. Con lei se ne va una testimone privilegiata, una protagonista e un riferimento indimenticabile della vita, non solo professionale, di molti di noi, eppure chi l’ha vista all’opera può rintracciarla e ritrovarne l’impronta anche oggi negli studi medici e nelle camere di degenza, nei box e nelle palestre di riabilitazione, nei luoghi dell’accoglienza e della vita in comune delle sedi dell’Associazione».

I funerali saranno celebrati giovedì 23 luglio alle 10 nell’Auditorium del 6° padiglione del Centro “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini (Lc). La salma verrà tumulata nel cimitero di Ponte Lambro (Co).

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