Don Colmegna: «Abbiamo alzato il livello di guardia per la salute degli ospiti e degli operatori». Riorganizzazione delle strutture e mantenimento dei servizi aperti all’esterno
Una nuova emergenza che suscita apprensione, ma affrontata comunque con calma, sulla base dell’esperienza dei mesi passati, e confidando di non cedere al panico: così la Casa della carità sta vivendo la seconda ondata della pandemia, giunta «con un’intensità inaspettata», come lo stesso presidente don Virginio Colmegna rileva nella comunicazione periodica che invia ad amici e sostenitori.
«Abbiamo immediatamente alzato il livello di guardia per la salute degli ospiti e delle persone che si prendono cura di loro», spiega. A causa di alcune positività accertate, uno dei nuclei familiari accolti a Casa Nido – i mini appartamenti che ospitano temporaneamente famiglie in difficoltà – è in isolamento; uno dei giovani ospiti di Casa Francesco – la comunità per minori stranieri non accompagnati – si trova in quarantena all’Hotel Astoria (uno degli “alberghi Covid” aperti a Milano), mentre i suoi compagni di comunità sono in isolamento alla Casa, ma tutti negativi.
«Questa fase della pandemia ha colpito la nostra città con particolare forza – continua don Virginio -. I contagi, purtroppo, non hanno risparmiato neanche i nostri operatori e le loro famiglie, anche se fortunatamente sono tutti asintomatici. Sappiamo però che dovremo fare a meno del loro preziosissimo lavoro per alcuni giorni e speriamo che il gruppo degli educatori in forze non venga decimato da contagi o necessità di isolamento».
Così la Casa ha dovuto ancora una volta “reinventarsi”: «Le stanze della comunità So-Stare, i cui ospiti sono stati distribuiti nei piani dell’accoglienza maschile e femminile, sono ora dedicate alle persone in isolamento fiduciario e in questi giorni sono occupate dai ragazzi di Casa Francesco; gli operatori degli uffici lavorano il più possibile da casa e abbiamo riorganizzato alcuni spazi».
I servizi aperti all’esterno e dedicati a chi vive per strada rimarranno operativi. Durante il primo lockdown erano stati chiusi lo Sportello legale, lo Sportello per le residenze, le Docce e il Guardaroba e il Centro d’Ascolto. Ora, «grazie alle operazioni di messa in sicurezza e al regolamento dei flussi in entrata e in uscita, faremo in modo di mantenerli aperti anche in questo periodo e in massima salvaguardia per tutti».
Nel contesto di un grande sforzo per la tutela della salute di ospiti e operatori, «oltre a rifornirci di dispositivi di protezione individuale, abbiamo acquistato una scorta di tamponi rapidi, grazie ai quali potremo monitorare costantemente e tempestivamente le condizioni di chi vive e lavora alla Casa della carità».
La situazione è difficile, i numeri preoccupanti, «ma siamo convinti che supereremo anche questa nuova e drammatica fase», conclude don Virginio.