La Junior TIM Cup è scesa in campo a Milano contro ogni forma di discriminazione. Al Teatro Silvestrianum belle testimonianze di Angelo Carbone e Fabio Galante

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I ragazzi presenti all'evento

Ieri pomeriggio il Teatro Silvestrianum ha aperto le porte ad alcune squadre di oratorio del Csi milanese, nell’ambito della Junior TIM Cup, il grande torneo di calcio a 7 giovanile, riservato ad atleti under 14, promosso dal Centro Sportivo Italiano con Lega Serie A e TIM. Un allenamento speciale è stato quello riservato ai calciatori in erba, ricco di spunti di riflessione sul tema delle discriminazioni razziali e d’ogni genere, quello appunto che caratterizza la nona edizione del torneo titolata per l’appunto “Keep Racism Out”.

A salutare e a dare il benvenuto al gruppo di oltre cento giovani under 14 – in prima fila erano presenti le tute dell’Oratorio San Giuseppe, Oratorio Cesate, Parrocchia S. Maria del Rosario, Parrocchia Santa Maria Annunziata e i padroni di casa nella Parrocchia SS Silvestro e Martino del Vittoria Junior – è stato il presidente del Csi Milano, Massimo Achini, che ha ricordato la grande alleanza che lega lo sport di base con quello di vertice, lodando le grandi azioni di responsabilità sociale messe in campo dalle due più importanti società calcistiche all’ombra del Duomo.

Angelo Carbone, Massimo Achini e Fabio Galante

Milan e Inter, così come nel campionato di Serie A TIM, in questa stagione si sono dimostrate da scudetto anche sui valori dell’integrazione, della multiculturalità e della fratellanza, specie in una città cosmopolita come lo è il capoluogo lombardo. Ad arricchire lo speciale “terzo tempo” sono infatti intervenuti Angelo Carbone, direttore del settore giovanile AC Milan, e per i nerazzurri Fabio Galante, ambassador FC Internazionale Milano.

Tanti gli applausi “rossonerazzurri” ricevuti dai due ex giocatori nella sala della Parrocchia SS Silvestro e Martino in un rinnovato clima familiare di ritrovata partecipazione in presenza. Grande interesse hanno riscosso le parole dei due ex campioni rappresentanti le due società milanesi, oggi al vertice del calcio italiano, così come quelle degli altri ospiti dell’appuntamento di ieri, tra cui molto significativa, quella dell’arbitro somalo Siyad Hali Hussein, tesserato come calciatore nel CSI Milano per il Bresso 4, circa un progetto panafricano in tema di accoglienza, ed integrazione con lo sport.

Le dichiarazioni

«Nel corso della mia carriera ho avuto compagni di squadra di nazionalità differenti – ha ricordato Carbone -. Ognuno di loro con i propri usi, tradizioni e costumi, ha contribuito non solo alla mia crescita umana e professionale, ma anche quella di tutte le squadre. La potenza dello sport è quella di rendere la diversità un valore positivo che migliora anche la performance. Da dirigente del settore giovanile però mi è capitato di assistere a un episodio in particolare, che riguarda la sfera del razzismo, che mi ha colpito molto. Sono orgoglioso di far parte di un Club come il Milan che ha messo la lotta al razzismo e l’attenzione all’inclusione in primo piano, con azioni concrete riassunte nel manifesto RespAct. Un’attenzione rivolta a partire dalle categorie dei nostri più piccoli tesserati perché sappiamo bene che in questo modo abbiamo la possibilità di essere protagonisti di un cambiamento culturale grazie allo sport. Ci vorrà tempo, ma siamo convinti che insieme stiamo percorrendo la strada giusta».

La sfida a biliardino tra Carbone e Galante

«Ho vissuto venti anni a grandi livelli, avendo la fortuna di giocare con grandissimi campioni dalla pelle nera – ha aggiunto Galante -. Erano gli anni in cui stupidamente qualcuno in tribuna iniziò a fari i buuh, o a lanciare banane in campo. Ricordo attacchi ai miei compagni Aaron Winter, o Taribo West. O come non citare l’episodio in un’amichevole a Varese del milanista Kevin Prince Boateng, che lasciò il campo e con la sua plateale protesta fece sbattere in faccia al mondo la vergogna dei cori razzisti negli stadi. La strada giusta è sempre parlarne, specie a voi giovani, per far capire veramente quali sono i valori educativi sportivi e della vita».

«La Junior TIM Cup dimostra che è possibile realizzare sogni incredibili – ha concluso Massimo Achini -. Se si pensa che in nove anni è riuscita a far sognare più di 70 mila ragazzi, credo sia la testimonianza più bella. Come lo è ritrovare in questo oratorio insieme alle due società milanesi sempre al nostro fianco, tanti sorrisi, tante emozioni, specie in coloro che partiranno per la fase finale in programma a Roma la prossima settimana».

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