In una lettera aperta letta durante le Messe del 25 novembre si esprime preoccupazione per il nosocomio che dal 2019 passerà sotto la direzione dell’Ospedale di Varese, con relativo accorpamento di servizi. Monsignor Bressan: «La cura delle persone nella loro integralità è una priorità per la Chiesa»
«Pubblichiamo questa lettera aperta con l’intenzione di partecipare come Chiesa in modo attivo – offrendo energie – ai processi di ridisegno in atto delle istituzioni che si prendono a cuore la vita dei cittadini, in questo caso si preoccupano della loro salute. Come la Diocesi è impegnata in un lavoro di rilettura della propria presenza sul territorio, così anche altre istituzioni vivono processi analoghi. Ci offriamo come Chiesa per aiutare a custodire, dentro questi processi, quelle priorità che fanno della nostra una società adulta e matura: l’attenzione ai più deboli, la cura delle persone nella loro integralità, la capacità di non abbandonare nessuno, ma di offrire a tutti punti di riferimento e luoghi per essere accolti e ascoltati. Sono priorità che ci impegnano come Chiesa e come comunità cristiane».
Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale
«Seria preoccupazione» per la situazione dell’Ospedale “Ondoli” di Angera – che dal 2019 passerà sotto la direzione dell’Ospedale di Varese – viene espressa dal Consiglio pastorale del Decanato di Sesto Calende, insieme ai parroci del territorio, in una lettera aperta (in allegato) che sarà letta al termine delle Messe di domenica 25 novembre, durante le quali saranno pronunciate anche alcune apposite preghiere dei fedeli (in allegato).
Le comunità cristiane del territorio (Cp di Sesto Calende, Cp di Angera, Ranco e Taino, Cp di Ispra, Cadrezzate e Osmate, Up di Ternate e Comabbio, parrocchie di Mercallo e Varano Borghi) si sentono interrogate dalla vicenda dell’Ospedale, «da diversi decenni punto di riferimento per tutti i paesi del Decanato» e «ambiente accogliente e ancora a misura d’uomo». Negli ultimi tempi, infatti, alcune decisioni «hanno fortemente penalizzato fasce di particolare fragilità»: bambini, donne in gravidanza e malati di tumore, costretti a «recarsi all’ospedale di Busto Arsizio per controlli e terapie con evidente disagio fisico, psicologico e sociale». La carenza di personale, inoltre, fa sì che capiti «di recarsi in Pronto Soccorso e dover tornare il giorno successivo per eseguire un esame radiologico, o doversi recare in altri Pronto Soccorso», mentre già da tempo gli abitanti del territorio «dovevano recarsi in altri nosocomi per visite o prestazioni non disponibili in loco».
«Con l’accentramento di alcuni servizi in pochi ospedali più grandi, si sono allungate di molto le liste di attesa», si sottolinea nella lettera, che a proposito del prossimo passaggio rileva: «È un momento molto delicato perché il futuro dell’assistenza sanitaria ospedaliera e specialistica del nostro territorio dipenderanno da decisioni della dirigenza» dell’Azienda varesina. Si richiede quindi «una maggiore attenzione al nostro territorio», e in particolare si auspica, «oltre al mantenimento di quei servizi che attualmente funzionano bene» (Pronto Soccorso e Radiologia), «il ripristino di un servizio per i malati oncologici» e l’istituzione di «ambulatori specialistici fra quelli di più ricorrente necessità, a cominciare dall’oncologia, oltre al discorso che riguarda la maternità e l’età pediatrica».
Le Comunità parrocchiali si impegnano a seguire con attenzione gli sviluppi della situazione, facendo sentire la propria voce «a difesa e tutela del diritto fondamentale della salute, della solidarietà, in un’ottica di attenzione e di carità cristiana che affermi i valori evangelici dell’amore per il prossimo, del rispetto della persona, e in senso lato dell’amore fraterno».