In un incontro critiche a chi «vuole sminuire l'impegno di Greta» e la proposta di «pulire il pianeta dai rifiuti, ma anche dall’odio, dalle violenze, dalle guerre e dall’ignoranza»
«Chi ha paura dei giovani?». Mobilitazione dei ragazzi, ambiente, profughi e razzismo sono i temi al centro dell’incontro svoltosi ieri a Milano nella sede cittadina della Comunità di Sant’Egidio, su iniziativa dei Giovani per la Pace, movimento internazionale di Sant’Egidio,con la partecipazione di tanti giovani da diverse scuole superiori milanesi.
Spiega il titolo Anita, 15 anni: «Quando Greta e i giovani sono scesi in piazza, media e politici hanno trovato sempre qualcosa per criticare il nostro impegno: perché sminuire l’impegno di centinaia di migliaia di ragazzi con esempi insensati, con la “caccia allo scandalo”? Forse perché continuare a ignorare il problema è molto più semplice che affrontarlo? Non sappiamo quale sia l’effettiva risposta, ma vogliamo contrastare questo continuo ridicolizzare ogni iniziativa positiva. Non ci sta bene».
Il riferimento è alle critiche a Greta e alle manifestazioni per l’ambiente, proprio in un momento in cui i giovani stanno mostrando grande voglia di prendere parola: il romano Simone che ha contrastato la strumentalizzazione razzista contro i rom di Torre Maura, i milanesi Rami e Adam che con il loro pronto intervento hanno salvato amici e professori dal bus dirottato alle porte di Milano, e appunto la mobilitazione ambientalista internazionale promossa da Greta.
Oltre la critica è arrivata la proposta «per invertire la rotta e opporci alla cultura dello scarto». Dopo l’introduzione in plenaria, approfondimenti per gruppi su ambiente e migrazioni, cambiamento climatico e ingiustizie, conflitti per cause ambientali. «Come Greta, che da sola è riuscita a far sentire la sua voce – continua Pietro, 18 anni – anche noi vogliamo far sentire la nostra. Insieme ad altri ragazzi della nostra età portiamo avanti la battaglia di cambiare il mondo impegnandoci attivamente in prima persona. Vogliamo liberare il mondo da ciò che ferisce la vita delle persone e del pianeta. Abbiamo iniziato coinvolgendo i nostri amici nelle scuole e aiutando come volontari chi è in difficoltà. Vogliamo un mondo più pulito e anche più giusto e più umano senza divisioni fra i popoli, tra ricchi e poveri, tra giovani e anziani».
L’iniziativa nasce da un lato dall’impegno solidale che i Giovani per la Pace vivono a favore degli anziani degli istituti e dei bambini che frequentano le Scuole della Pace di Sant’Egidio, dall’altro dalla consapevolezza del ruolo rilevante che i ragazzi stanno avendo nel mostrare esempi di cittadinanza vissuta. Dalle scuole milanesi arriva la proposta di uno sguardo largo come il mondo: nell’incontro si è parlato di Milano, ma anche dei rifugiati ambientali, del ciclone Idai che a marzo ha colpito il Mozambico, il Malawi, lo Zimbabwe, della città mozambicana di Beira distrutta dal cambiamento climatico. «Ormai è chiaro che ogni singola azione, seppure piccola, ha grandi conseguenze sull’intero pianeta. In questi ultimi due secoli l’intervento dell’uomo si è fatto massiccio e spropositato. Dobbiamo fermarci e renderci conto che siamo tutti collegati. Lo sfruttamento sfrenato da parte dei paesi più ricchi porta già oggi grosse conseguenze soprattutto nei paesi più poveri».
Unire cura per l’ambiente a quella per le persone più deboli, è questa la proposta venuta dall’incontro: «Non si tratta solo di pulire l’ambiente dai rifiuti ma anche di ripulirlo dall’odio, dalle violenze, dalle guerre, dall’ignoranza e dal razzismo. Un vero e proprio inquinamento dei cuori che porta a considerare come “scarti”, le persone più fragili, come gli anziani o chi scappa dalla guerra, i poveri nelle nostre città o chi sta ai margini. Sono loro i primi a pagare le conseguenze dei cambiamenti climatici».