Dopo gli episodi nei pressi della Stazione il direttore dichiara: «In alcune zone c’è una disperazione umana che meriterebbe maggior considerazione e interventi volti a evitare che il clima peggiori ulteriormente»
di Gianni
Borsa
Agensir
«Non siamo in grado di giudicare i fatti criminali accaduti in zona Centrale ieri pomeriggio, ad opera di un giovane che ha rapinato e aggredito diverse persone. Non spetta a noi, ma ai responsabili dell’ordine pubblico, giudicare la dinamica di un evento delittuoso e la vicenda personale di chi se ne è reso colpevole». Lo dichiara Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana dopo gli eventi di ieri attorno alla Stazione Centrale. «Evidenziamo però che, in alcune zone attorno alla stazione, anche se differenti da quelle in cui si è sviluppata l’aggressione plurima di ieri, vige una situazione di disagio sociale e di disperazione umana, che meriterebbe maggior considerazione e interventi volti a evitare che il clima peggiori ulteriormente».
Gualzetti specifica: «Due nostri servizi, il Rifugio notturno e il Centro diurno “La Piazzetta”, operano da anni in alcuni tunnel, messi a disposizione da Rfi sotto la massicciata ferroviaria della Centrale. In quell’area, la concentrazione di ulteriori servizi rivolti a persone senza dimora, ha favorito e favorisce il consolidarsi di assembramenti, da cui possono nascere situazioni di tensione e di degrado. A questo proposito, ribadiamo l’opportunità di valutare un’articolazione dei servizi e degli sportelli, che a Milano negli ultimi anni si sono per fortuna incrementati, più diffusa nel territorio, al fine di evitare concentrazioni che possono generare problemi».
In generale, inoltre, «le politiche rivolte al tema dell’homelessness, che sono state indubbiamente potenziate e innovate, non sono ancora in grado di rispondere a tutte le sfide, e alle veloci evoluzioni del fenomeno: va anzitutto realizzato il già previsto nuovo censimento del popolo della strada, per conoscerne caratteristiche e composizione, poi a valle andranno rafforzati strumenti di approccio più mirati alla singolarità dei casi e attenti ad alcune evidenti emergenze, come la diffusione del disagio psichico e psichiatrico».
Infine, per Gualzetti «si pone il grande tema della gestione dell’area di irregolarità, che coinvolge numerosi cittadini di origine straniera: le leggi sull’immigrazione presentano contenuti obsoleti; inoltre la lentezza con cui viene esaminata la situazione dei tanti che richiedono protezione o documenti, e di conseguenza accesso regolare ai servizi, in risposta a bisogni umani primari, finisce per determinare condizioni e attitudini di vita precarie e generare forme di esasperazione, che a loro volta causano insicurezza per l’ambiente circostante».