Dal “Tavolo” nato nel 2012 a una serie di progetti formativi promossi da Caritas e gestiti dalla Cooperativa L’Arcobaleno, che coinvolgono in diversi ambiti la cittadinanza e in particolare scuole e comunità educanti
di Luisa
BOVE
I problemi del carcere sono sempre gli stessi – sovraffollamento, carenza del personale, malati psichiatrici, solo per fare qualche esempio – e le soluzioni non sembrano arrivare. La Riforma Cartabia, che pure conteneva novità interessanti, puntava anche sulla giustizia riparativa per ricucire rapporti tra rei, vittime e società civile. C’è chi da tempo questa strada la percorre già con successo. È il caso di Lecco, dove fin dal 2012 è stato avviato un Tavolo per la giustizia restorativa (restorative justice) dal nome suggestivo: «L’Innominato». Un’esperienza che continua ancora oggi, coinvolgendo la cittadinanza.
Quello della giustizia riparativa è un tema caro anche a Caritas Italiana: negli ultimi anni ha promosso momenti formativi e ha stretto una collaborazione con l’Università di Sassari, che ha organizzato un master con Patrizia Patrizi, ordinaria di Psicologia sociale e giuridica, cui hanno partecipato appunto diversi operatori delle Caritas. In seguito al comune interesse della Cei e di Caritas Italiana a diffondere sul territorio attività di giustizia riparativa, diverse Diocesi hanno presentato progetti sperimentali finanziati dai fondi dell’otto per mille.
«Anche Caritas Ambrosiana ha aderito alla proposta, presentando il progetto “Per il verso giusto” – dice Micaela Furiosi, psicologa e coordinatrice -, coinvolgendo la Cooperativa L’Arcobaleno di Lecco, una delle realtà più impegnate nella giustizia restorativa (come preferiamo chiamarla), e costituendo un partenariato con l’associazione Comunità Il Gabbiano». Il progetto, che ha preso il via nel settembre scorso e si concluderà a dicembre, è rivolto in particolare ai cittadini più giovani e alla comunità educanti.
Le quattro aree
In particolare i promotori hanno articolato le azioni del progetto in quattro macro-aree. La prima, rivolta alla comunità, è quella della «formazione e sensibilizzazione» per poter formare alcuni volontari dell’«Innominato» sulla giustizia restorativa. «L’idea è di realizzare due corsi, uno base e uno avanzato per chi ha già partecipato al Tavolo – spiega Furiosi -. Ma la grande novità su cui stiamo lavorando riguarda un percorso formativo riservato ai giovani: volontari del Servizio civile di Caritas ambrosiana, ragazzi legati al Consorzio Consolida di Lecco, ma anche di Pastorale giovanile e appartenenti a gruppi scout». A loro sono stati proposti laboratori esperienziali sul tema del conflitto e della ricomposizione: una volta preparati, andranno all’Istituto Bertacchi (scuola superiore di Lecco) a proporre agli studenti un percorso sullo stesso tema.
Rispetto alla sensibilizzazione, nell’ottobre scorso è stato organizzato un incontro con Tim Chapman, presidente emerito del Forum europeo per la giustizia riparativa, aperto alla cittadinanza e a cui hanno partecipato giovani e studenti, mentre a novembre, in occasione della Giornata internazionale della giustizia riparativa, al Cenacolo francescano della città lariana è andato in scena lo spettacolo Fine pena ora della compagnia teatrale Tedacà di Torino.
La seconda area è quella “Giovani e scuole” con l’obiettivo, a lungo termine, di arrivare alla revisione del regolamento scolastico in chiave riparativa: un lavoro che coinvolgerà una scuola più piccola rispetto al Bertacchi.
Incontri in carcere
«Grazie alle risorse del progetto – spiega Furiosi – per l’area “Pratiche riparative” stiamo dando continuità ai Gruppi a orientamento ristorativo (Gor), nei quali autori di reato e vittime si incontrano con un gruppo di cittadini, organizzando dei Circles all’interno della Casa circondariale di Lecco. Questa esperienza in carcere è una novità, inizieremo con tre incontri a febbraio cui parteciperanno anche tre classi di studenti delle superiori». A Lecco ci sono alcune zone “calde”: una di queste è via Turati, con baby gang e rapper che creano scompiglio. Per questo il Tavolo della giustizia restorativa promuoverà pratiche e attività riparative di comunità, coinvolgendo gli stessi giovani.
Tutto questo è possibile grazie alle sinergie con altre progettazioni di Regione Lombardia, Cassa ammende e Ministero della Giustizia. «È questa la quarta area, denominata “Messa a sistema delle azioni”, che permette agli operatori di concertarle senza dispersione di risorse e senza sovrapposizione di interventi».