Saranno aiutate per l'inserimento scolastico e quello lavorativo. È una delle iniziative promosse a sostegno della popolazione civile in fuga dalle zone di guerra

di Gigliola Alfaro
Agensir

Da sinistra, Simone Zambelli, direttore di Arché, Valeria Pignatelli HR Business Partner, operatori di Arché e persone accolte (foto Fondazione Arché)
Da sinistra, Simone Zambelli, direttore di Arché, Valeria Pignatelli HR Business Partner, operatori di Arché e persone accolte (foto Fondazione Arché)

Una mamma con i suoi due figli. Una nonna con suo nipote. Entrambi i nuclei hanno abbandonato l’Ucraina e hanno trovato rifugio in Italia, a Milano, dove per loro si sono aperte le porte di un appartamento messo a disposizione dall’azienda Shiseido in collaborazione con Fondazione Arché.

Oltre a fornire una sistemazione abitativa, l’ente del terzo settore, forte della sua esperienza trentennale, affiancherà i due nuclei anche nei prossimi mesi, favorendo l’inserimento scolastico dei bambini, supportando le donne nella ricerca del lavoro e nell’affrontare le sfide della vita quotidiana in Italia.

Gli altri progetti

L’accoglienza dei profughi ucraini nell’appartamento di Shiseido a Milano è solo una delle iniziative che Fondazione Arché ha promosso a sostegno della popolazione civile in fuga dalle zone di guerra e per una pacifica risoluzione del conflitto nell’est dell’Europa. Sempre da Milano ha organizzato viaggi umanitari per portare cibo e medicinali alle persone rifugiate presso il Seminario teologico dello Spirito Santo di Leopoli. E ancora a Milano ha promosso il ciclo di incontri online #trattiamo, con l’obiettivo sia di conoscere la realtà del conflitto tra Russia e Ucraina con diversi ospiti, sia di promuovere una cultura di pace. Nella sede di San Benedetto del Tronto, invece, la Fondazione gestisce l’accoglienza di sei famiglie ospitate negli appartamenti dei Padri Sacramentini. A CasArché a Roma, infine, due appartamenti sono stati messi a disposizione dei nuclei ucraini in fuga dalla guerra.

«Mentre attendiamo con ansia qualche segnale che faccia smettere il rumore delle armi per aprire finalmente un tempo di pace – dichiara padre Giuseppe Bettoni, presidente di Fondazione Arché -, continuiamo il nostro impegno di accoglienza e di solidarietà verso le donne e i bambini che fuggono dalla guerra. È chiaro che all’entusiasmo iniziale, in cui molti si sono prodigati, ora occorre garantire percorsi di inclusione più a lungo termine e come Arché, insieme a una vasta rete di aiuti, facciamo la nostra parte».

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