Il cappellano dell'Istituto per minori Beccaria segnala come la povertà assoluta e l'assenza di una rete familiare provochino in loro sofferenze estreme, che conducono all'illegalità
di Lorenzo
Garbarino
Non chiamatele baby gang. Dietro i fenomeni di violenza giovanile che si raccontano sui quotidiani si celano anni di sofferenze e disagio adolescenziale. Di queste esplosioni di microcriminalità tra i minorenni parla don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e animatore della Comunità Kayros di Vimodrone. «I ragazzi che arrivano al Beccaria spesso non sono consapevoli della gravità dei reati commessi, né mostrano dispiacere quando le vittime sono altre persone. Sembrano indifferenti al dolore». Secondo don Burgio, questa anaffettività è diretta conseguenza dell’infanzia. Senza un’educazione su cosa sono i sentimenti e come affrontarli, i giovani crescono freddi e con meno empatia. «I ragazzi – spiega – non sentendo il dolore anestetizzano anche tanti aspetti della loro interiorità, che quindi non emergono e non aiutano anche a prendere alcune decisioni».
Gli adolescenti trascurati di San Siro
L’esperienza più immediata che riporta è quella di San Siro. Il quartiere alla periferia ovest di Milan soffre da anni alcune situazioni di degrado nel complesso di piazzale Selinunte, composto soprattutto da edilizia residenziale pubblica. «Molti ragazzi del Beccaria che provengono da questo quartiere – racconta don Burgio – arrivano da una situazione di povertà quasi assoluta. Il degrado di queste abitazioni, spesso abusive, è sotto gli occhi di tutti. Questi ragazzi, lasciati soli anche in contesti monogenitoriali o con una famiglia assente, approdano facilmente anche alle vie dello spaccio, e a tutta una serie di condotte che sconfinano in altri reati».
Oltre alla rete familiare, a mancare in questi contesti sono spesso centri di aggregazione per i giovani, come le strutture sportive, e il tempo libero si trascorre quindi sulla strada. L’età a cui i giovani commettono i primi reati è compresa nella fase preadolescenziale: già a dieci anni cominciano i primi problemi con la giustizia; l’ordinamento italiano non considera i minori imputabili fino al compimento del quattordicesimo anno d’età. Il reato più diffuso è la rapina, che rispetto al semplice furto è aggravata dall’utilizzo della violenza contro altre persone, spesso a mano armata.
Il collettivo Seven 7oo
Nel corso degli anni diverse realtà si sono spese a San Siro nel supporto ad anziani, famiglie o bambini piccoli, ma la fascia degli adolescenti resta comunque la più scoperta, essendo anche la più difficile da intercettare. In via Zamagna 4 ad esempio, l’Aler (l’azienda regionale che gestisce le case popolari) ha affittato a Kayros un bilocale che funge da presidio per i ragazzi del quartiere. «Per loro – afferma don Burgio – come Kayros, insieme ad alcuni giovani rapper della zona, abbiamo provato a dare un piccolo segnale. Oggi ci sono quattro squadre di calcio composte da una novantina di ragazzi. Abbiamo anche un doposcuola e un corso per la patente».
Il collettivo musicale cui si fa riferimento è Seven 7oo, nato pochi anni fa da sei ragazzi che producono musica già da anni. Si tratta del collettivo più rappresentativo del Municipio 7, che di recente ha guadagnato notorietà a livello nazionale. «Ognuno di loro – ricorda don Burgio – sta facendo un percorso serio e con numeri importanti, con dischi d’oro e di platino. Alcuni di questi ragazzi sono passati dalla mia comunità mentre altri li ho conosciuti nel quartiere. Sono ragazzi che hanno fatto anche i loro percorsi penali, ma adesso, grazie alla musica, hanno intrapreso un percorso finalmente più virtuoso. Hanno allestito a spese loro anche un piccolo studio di registrazione gratuito per i ragazzi più piccoli per fare musica».