Raccolta fondi tra i dipendenti delle sedi di Lombardia, Piemonte, Lazio e Romania. Nell’Istituto opera anche personale sanitario proveniente dal Paese in guerra
Il personale delle sedi della Fondazione Auxologico della Lombardia, del Piemonte, del Lazio e della Romania ha consegnato a Milano, a Caritas Ambrosiana, il ricavato della campagna di vicinanza e solidarietà con la popolazione dell’Ucraina. All’indomani dello scoppio della guerra, il personale di Auxologico si è attivato per dare un segno di aiuto e vicinanza alla popolazione ucraina. Peraltro, nella comunità del personale di Auxologico opera anche personale sanitario proveniente dall’Ucraina.
Il personale di Auxologico ha donato a Caritas Ambrosiana la somma di 52 mila euro per aiutare le famiglie in difficoltà in conseguenza della guerra. «Come Auxologico abbiamo da subito aderito alla preghiera per la pace in Ucraina ed abbiamo anche voluto dare un segno si visibilità illuminando con i colori della bandiera ucraina l’Ospedale San Luca di Milano – afferma il direttore generale di Auxologico, Mario Colombo -. Poi tra il nostro personale, generosamente e spontaneamente, è maturata e si è concretizzata la raccolta dei fondi da destinare alla popolazione ucraina tramite la Caritas Ambrosiana. Dall’inizio della guerra sono due i medici ucraini che sono stati assunti da Auxologico, uno di questi, una cardiologa, arrivata in Italia dopo la fuga da Odessa, dove ha lasciato i genitori, e un pericoloso viaggio».
«Accogliamo con piacere la donazione dei dipendenti dell’Auxologico, che ci consentirà di irrobustire la nostra raccolta fondi, la quale sostiene interventi emergenziali in Ucraina e nei Paesi confinanti e percorsi di ospitalità e integrazione nella nostra diocesi – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. La positiva alleanza sperimentata nel vivo dell’emergenza Covid si ripropone: Caritas e Auxologico sanno che il sostegno a chi soffre deve essere fornito in modo sia generoso sia competente; mi auguro che da tale collaborazione possano derivare anche in futuro esperienze di “bene fatto bene”».