Secondo la Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori i rincari dell'ultimo anno non sarebbero da imputare solo a inflazione e guerra in Ucraina
di Lorenzo
Garbarino
Che sia Milano o il resto del Paese, il costo della vita è aumentato per tutti.
Lo segnala la Cisl Milanese, che ha incrociato i dati Istat, della commissione Prezzi del Comune e dell’Ufficio Studi di Tecnocasa relativi agli ultimi 12 mesi. «La situazione è molto preoccupante – osserva Eros Lanzoni, segretario della Cisl di Milano – e in peggioramento. Il costo della vita è esploso e se fino a qualche tempo fa il rischio povertà riguardava una fetta di persone, in genere seguite dai servizi sociali o tutelate da un qualche tipo di sussidio, oggi l’allarme si è esteso al ceto medio, la fascia con un reddito che varia fra i 25 e i 45 mila euro lordi annui e che non ha quasi nessun tipo di agevolazione o protezione. Stiamo parlando di famiglie, impiegati, operai, persone che spesso hanno un contratto a tempo indeterminato, ma che sono in difficoltà e talvolta arrivano a tagliare anche spese essenziali, come quelle per la salute. Non parliamo poi di chi ha perso il lavoro o ha un contratto precario».
L’inflazione dell’ultimo anno ha influito sulla stragrande maggioranza dei prodotti del supermercato: oggi il riso costa il 36% in più rispetto al 2022, con i farinacei che si aggirano intorno al 20%. Discorso identico per i prezzi di bollette e trasporti, cresciuti tra il 15 e il 10%. «Su questa situazione – aggiunge Lanzoni – pesano gli effetti della pandemia e la guerra in Ucraina, ma è evidente che siamo anche di fronte a una forte speculazione che nessuno tenta di limitare e su cui non c’è controllo. Occorrerebbe monitorare le filiere delle merci e combattere le azioni speculative, il che vuole anche dire lotta al sommerso e all’evasione fiscale. Troppo spesso troviamo applicati contratti part time o a termine, che in realtà nascondono lavoro grigio, specie nel commercio e nel turismo. Milano è al vertice in questi settori e qui si potrebbero sperimentali patti territoriali e contratti per dare ai lavoratori stipendi più alti. Una città sempre più internazionale e al centro degli interessi economici può permettersi di lasciare indietro una parte dei suoi cittadini o costringere i giovani e tante famiglie a spostarsi fuori dai suoi confini?».
Un costo che si aggiunge a quello del mercato immobiliare: a Milano dal 2017 a oggi il prezzo delle case è aumentato di circa il 43%. Discorso analogo per gli affitti, con i canoni che viaggiano sui 1.100 euro mensili per un bilocale e sui 1.400 euro per un trilocale. Rincari che hanno convinto molti cittadini a spostarsi nell’hinterland, dove i prezzi sono inferiori.