Il direttore regionale Giovanni Benedetti illustra la realtà dell’associazione di categoria e presenta la partecipazione dell’Arcivescovo al convegno «Coltivare e custodire la terra che ci è stata affidata»

di Cristina CONTI

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Giovanni Benedetti

«La dottrina sociale della Chiesa ispira l’azione della Coldiretti. Per questo la presenza dell’Arcivescovo al nostro convegno è per noi un momento importante di confronto e riflessione: per raccontare i nostri progetti e il nostro impegno come forza amica del Paese, per far conoscere a lui le storie e il lavoro quotidiano degli agricoltori dei nostri territori, dai giovani alle donne, ma anche per ascoltare le sue parole, che ci regalano sempre spunti da interiorizzare e su cui pensare». Così Giovanni Benedetti, direttore Coldiretti Lombardia, presenta la partecipazione dell’Arcivescovo al convegno «Coltivare e custodire la terra che ci è stata affidata», in programma venerdì a Milano. Tra l’altro l’Arcivescovo ha recentemente presenziato alla conclusione della “spesa sospesa”, iniziativa di Coldiretti dal riscontro molto positivo. «Siamo molto contenti per la risposta ottenuta – conferma Benedetti -: grazie alle offerte dei cittadini raccolte in poco più di un mese e alla partecipazione degli stessi agricoltori, abbiamo donato a Caritas Ambrosiana oltre due quintali e mezzo di cibo italiano di qualità, provenienti dal Farmers’ market di porta Romana e destinati al Refettorio Ambrosiano: non prodotti di scarto, ma scelti tra quelli in vendita al mercato. Non escludiamo di riproporre la “spesa sospesa” più avanti».

Qual è la realtà di Coldiretti a Milano e in Lombardia?
Siamo la prima organizzazione di rappresentanza delle imprese agricole in tutti i principali comparti produttivi, dal cerealicolo allo zootecnico, dal vitivinicolo all’ortofrutticolo, fino al florovivaismo. Siamo anche l’organizzazione più presente sul territorio in termini di assistenza alle imprese, grazie a una distribuzione capillare in tutte le province delle nostre sedi, dove lavorano tecnici e professionisti del settore. In particolare, poi, la Federazione di Milano, Lodi, Monza Brianza, è guidata da uno dei più giovani presidenti di associazione di categoria in Italia: Alessandro Rota, 32 anni (quando è stato eletto la prima volta ne aveva 28). Il presidente regionale Ettore Prandini, 46 anni, in novembre è stato eletto presidente nazionale.

Quali sono i fronti aperti?
Siamo impegnati a tutelare e valorizzare il vero made in Italy agroalimentare, per garantire il giusto riconoscimento del lavoro degli agricoltori milanesi e lombardi, e per tutelare il diritto dei consumatori a conoscere quello che ogni giorno portano in tavola. Tutto ciò passa attraverso diversi fronti: dalla battaglia per l’etichettatura di origine su tutti i prodotti agroalimentari (a livello italiano ed europeo) alla lotta all’italian sounding, dalla tutela della qualità e distintività dei nostri prodotti anche arginando tutti quegli accordi di libero scambio che cancellano le nostre identità e annichiliscono le nostre produzioni, fino al rafforzamento del rapporto diretto tra consumatori e produttori attraverso la vendita diretta e la filiera corta. A Milano abbiamo inaugurato da pochi mesi il già citato Farmers’ market coperto di Campagna Amica a porta Romana, aperto dal mercoledì al sabato dalle 8 alle 14. Riserviamo un’attenzione particolare alle nuove generazioni: a Milano e in Lombardia portiamo avanti progetti di educazione alimentare nelle scuole, spiegando ai bambini come nasce il cibo, l’importanza di scegliere prodotti italiani nel rispetto della stagionalità e cosa significa essere agricoltore. Stiamo poi lavorando sul tema dell’agricoltura sociale e a tutte le misure che costituiscono un paradigma sostenibile: dal consumo di suolo al fronte energetico fino a quello dell’economia circolare. Infine, per le nostre imprese agricole, siamo impegnati in un rapporto di confronto collaborativo con le istituzioni nell’ottica di una necessaria semplificazione burocratica.

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